Aveva 20 anni quando è fuggita da Onè di Fonte, paesino del Trevigiano: voleva unirsi all'Isis, vivere in uno Stato "giusto", che seguisse i principi dell'Islam.

Ma ora ha cambiato idea e vuole tornare a casa, pur sapendo che è molto difficile.

Il Corriere del Veneto racconta la storia di Sonia.

Fuggita in Turchia, si è sposata e poi grazie a un passeur (un trafficante di uomini) è riuscita con il marito a superare il confine siriano a piedi: poi ha raggiunto in auto Raqqa, ai tempi roccaforte dello Stato Islamico in Siria.

"Mi sono subito resa conto che non era come mi aspettavo, non era un mondo perfetto e giusto dove si viveva secondo le regole del Corano. Ma si basava su violenza ed estremismo. A quel punto avrei voluto tornare a casa, ma rischiavo la vita anche solo a pensarlo", racconta Sonia.

Crede ancora nell'Islam e indossa il burqa, ma non più nell'Isis: "Daesh ama il sangue, uccidere la gente, non si ferma di fronte a nulla. In tanti si sono resi conto di cosa fosse l'Isis solo quando sono arrivati in Siria. Quello che avete visto nei video pubblicati sul web è tutto vero".

C'è un piccolo problema, nell'Isis si entra, ma una volta entrati uscirne è praticamente impossibile.

Così Sonia, che nel frattempo ha avuto due figli e si è vista uccidere il marito da un drone, è stata costretta a fare buon viso a cattivo gioco.

Ora che Bashar al Assad e Vladimir Putin si sono ripresi la ex roccaforte dello Stato Islamico, Sonia si trova in un campo di prigionia siriano con altre mogli di uomini del Califfato.

E vorrebbe tornare a casa: "Ho due figli, devo pensare al loro futuro e vorrei tornare a casa mia, ma non so se sarà possibile".

Pare che i genitori non vogliano più avere a che fare con lei: "Non volevano che partissi, mio padre ha fatto di tutto per farmi cambiare idea, ma non ci è riuscito. Ho provato a cercarli, a chiamarli, ma non ho mai ottenuto risposte".

(Unioneonline/L)
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