Il borotalco del colosso farmaceutico Johnson & Johnson finisce ancora nel mirino, dopo la sentenza di una corte californiana che ha stabilito un risarcimento di quasi 26 milioni di dollari a favore di una donna malata di mesotelioma, confermando l'accusa che a provocarlo sia stato l'uso continuativo e ingente del talco.

Un nuovo tassello che si aggiunge alle numerose cause intentate - e in gran parte vinte - contro la storica azienda americana e che sembrerebbe avvalorare la tesi di una connessione tra uso prolungato del talco e alcune gravi forme tumorali, tra cui il mesotelioma.

CANCRO E TALCO: SI RISCHIA O NO? - Sono ormai anni che se ne parla, ma per i consumatori diventa sempre più difficile districarsi tra conferme e smentite della nocività di una sostanza di uso quotidiano. Nello specifico, il rischio è dato dalla presenza di fibre di amianto nel talco - smentita a più riprese dalla Johnson & Johnson - il cui contatto col nostro corpo sarebbe responsabile di forme tumorali agli organi genitali e del mesotelioma.

Va detto, però, che l'Europa è storicamente più tutelata, perché dal 1973 ha introdotto l'obbligo per le aziende produttrici di un certificato che attesti l'assenza di amianto dal talco commercializzato.

Se la magistratura americana ha già abbracciato la tesi della nocività del prodotto in più procedimenti giudiziari, imponendo risarcimenti per centinaia di milioni di dollari alla J&J, fa ancora più effetto sapere che la Iarc, (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) include il talco tra le sostanze di Classe 2B, ovvero "gli agenti possibilmente cancerogeni per l'uomo", per la presenza delle fibre di amianto, ma anche di centinaia di altri elementi ad alto potenziale infiammatorio.

IL PRECEDENTE PIÙ CLAMOROSO - Risale a qualche mese fa una sentenza molto simile a quella della California, con una condanna esemplare per un totale di 117 milioni di dollari ai danni di Johnson & Johnson e del suo fornitore Imerys Talc., ed è il caso di Stephen Lanzo, ammalatosi, secondo quanto stabilito dai giudici, di un mesotelioma provocato dall'uso prolungato della polvere di talco.

OLTRE L'ALLARMISMO - Siamo quotidianamente bombardati da notizie sulla nocività di questa o quella sostanza di uso quotidiano, salvo poi ricevere solenni smentite. Un'altalena informativa che non fa bene al consumatore, perché c'è il rischio di "un'assuefazione" a questi allarmi che può portare a sottovalutarli, o, al contrario, creare uno stato di eccessiva preoccupazione. Le sostanze che periodicamente vengono classificate come nocive sono innumerevoli, ma in molti casi la loro nocività resta "possibile" e non "probabile", anche per le agenzie scientifiche più accreditate.

La regola resta sempre quella del buon senso: cercare di essere consumatori informati sui possibili rischi di una sostanza e dei suoi componenti e, nel caso, prestare attenzione evitandone usi eccessivi e prolungati nel tempo.

(Unioneonline/b.m.)
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