Quattordici arresti sono stati eseguiti nel corso di una vasta operazione su scala nazionale coordinata dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo.

Le attività si svolgono in diverse regioni, tra le quali anche la Sardegna (oltre a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), dove sono state scoperte delle "cellule" jihadiste legate all'organizzazione qaedista siriana Jahbat Al Nusra.

Il legame tra i due gruppi principali era assicurato da un soggetto, che aveva contatti con entrambi.

Le persone finite in carcere sono ritenute responsabili, a vario titolo, di supportare formazioni combattenti di matrice integralista islamica. Portate a termine anche 20 perquisizioni domiciliari.

Le indagini sono state condotte dagli uomini dello Scico e della Guardia di finanza di Brescia oltre che dal Servizio contrasto al terrorismo esterno dell'Antiterrorismo della polizia.

ARRESTI A OLBIA - La Digos di Sassari ha inoltre individuato alcuni militanti di nazionalità siriana e marocchina accusati di associazione con finalità di terrorismo, finanziamento del terrorismo e intermediazione finanziaria abusiva. L'arresto è avvenuto a Olbia dove, già nell'aprile del 2015 era stata scoperta una cellula di al Qaeda i cui affiliati erano ritenuti responsabili dell'attentato al bazar di Peshawar, in Pakistan (avvenuto nel 2009), che aveva provocato oltre 130 morti.

L'organizzazione complessiva sgominata nel corso dell'operazione di oggi era composta da 11 siriani e 4 marocchini residenti stabilmente in Italia ed era dedita al riciclaggio e ai servizi di pagamenti in diversi Stati, non solo europei. Le attività di redistribuzione dei finanziamenti raccolti nel nostro Paese verso la Siria avvenivano attraverso il canale Hawala.

Tre degli arrestati
Tre degli arrestati
Tre degli arrestati

LE INDAGINI - Gli approfondimenti investigativi erano iniziati dal filone relativo al traffico di profughi siriani dalle regioni del Nord Italia verso i Paesi settentrionali dell'Europa, seguito dalle Procure di Cagliari e Brescia, in cui è risultato coinvolto, in modo marginale, uno degli arrestati oggi.

L'inchiesta della Digos di Sassari ha consentito di scoprire che i quattro finiti in manette a Olbia, oltre a porre in essere attività di supporto e proselitismo, anche via internet, a favore della jihad, finanziassero anche l'organizzazione terroristica siriana dirigendo nei territori di guerra le somme di denaro.

LA RETE DI SUPPORTO FINANZIARIO - In particolare, Anwar Daadoue, 46 anni, che già era stato individuato a Olbia prima di trasferirsi in Svezia ed essere fermato in Danimarca, dove è detenuto su mandato di arresto europeo emesso dalle autorità di Tempio per un altro procedimento, aveva organizzato una vera e propria rete che rappresentava un punto di riferimento per gli altri siriani residenti in Sardegna che volevano trasferire denaro verso il Paese di origine.

Una volta effettuato il versamento e ricevuta la conferma del pagamento, faceva ottenere il controvalore ai destinatari in Siria attraverso dei fiduciari, trattenendo poi una percentuale per ciascuna operazione.

GLI ULTIMI EPISODI - Qualche mese fa, il fratello del 46enne è stato fermato in Svezia mentre era in possesso di 675mila corone, circa 70mila euro, in contanti; poco dopo, un altro fiduciario è stato sorpreso con una grossa somma di denaro mentre era in partenza per Budapest.

Ammontano quindi a diverse centinaia di migliaia di euro i fondi trasferiti dall'Isola alla Siria, che servivano per acquistare armi da guerra e auto.

Dalle conversazioni intercettate emergono diverse frasi in cui si percepisce come gli accusati seguissero da vicino gli sviluppi della guerra civile siriana e dimostrassero grande partecipazione e vicinanza alle formazioni antigovernative.

LE INTERCETTAZIONI:

LE PERQUISIZIONI:

(Unioneonline/s.s.)
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