"Un sistema truccato. Non vogliono consegnare documenti al Congresso. Di cosa hanno paura? Perché così tanti omissis? Perché questa 'giustizia' iniqua? A un certo punto non avrò altra scelta che usare i poteri garantiti alla presidenza ed essere coinvolto!".

Ancora una volta il presidente degli Stati Uniti ha affidato il suo pensiero a un tweet, in cui ha minacciato di usare i suoi poteri presidenziali in merito al caso Russiagate, anche licenziato esponenti dell'esecutivo.

Nelle scorse ore il procuratore speciale a capo dell'inchiesta, Robert Mueller, aveva evocato la possibilità di emissione di un mandato di comparizione per il magnate newyorchese, nel corso di un incontro con i suoi avvocati.

La notizia è stata riportata dal Washington Post, che ha dato conto di un accesa discussione avvenuta a inizio marzo tra Mueller e i legali dell'inquilino della Casa Bianca.

I legali di Trump sostenevano che il presidente non avesse alcun obbligo di rispondere alle domande degli investigatori, e allora Mueller ha chiarito che se Donald si rifiutasse di rispondere lui potrebbe costringerlo a comparire davanti a un grand jury.

E non sarebbe certo un bello spot per il presidente degli Stati Uniti d'America.

Il Post parla di un clima "molto teso". John Dowd, ex avvocato di Trump, avrebbe detto agli inquirenti che la loro inchiesta "non è un gioco" e li ha accusati di "interferire con il lavoro del presidente degli Usa". Poi Dowd, a una decina di giorni da quell'incontro, si è dimesso.

Mueller avrebbe inoltre dato ai legali informazioni più specifiche sui temi dell'interrogatorio, e dopo la conversazione uno degli avvocati di Trump avrebbe compilato una lista di 49 domande che potrebbero essere poste al presidente, elenco poi pubblicato dal New York Times.

Si spazia dai tweet di Donald Trump ai suoi rapporti con famiglia e collaboratori. Il licenziamento del direttore Fbi James Comey, i rapporti con il ministro della Giustizia Jeff Sessions, il siluramento di Michael Flynn, suo primo consigliere per la sicurezza nazionale.

E ancora, il presunto incontro del 2016 nella Trump Tower, dove importanti collaboratori di Trump - compreso il suo primogenito - avrebbero incontrato emissari di Mosca che avevano promesso scoop diffamanti sull'avversaria alle elezioni Hillary Clinton. E poi domande sui "rapporti pericolosi" del genero Jared Kushner, consigliere e del presidente e marito della figlia Ivanka.

La pubblicazione dell'elenco aveva fatto andare su tutte le furie il presidente americano, che su Twitter aveva definito l'articolo "vergognoso" e aveva accusato il Nyt di "ostacolare la giustizia".

(Unioneonline/L-F)

© Riproduzione riservata