Il respiratore che tiene in vita Alfie Evans, il piccolo affetto da una malattia neurodegenerativa al centro di una lunga vicenda giudiziaria, è stato staccato ieri sera.

Eppure, il piccolo è ancora vivo: per undici ore ha respirato da solo in un estremo tentativo di aggrapparsi alla vita.

Ora, ha detto la mamma, gli sono stati riattaccati ossigeno e acqua.

Intanto il giudice d'appello dell'Alta Corte britannica Anthony Hayden, che nei giorni scorsi aveva firmato il provvedimento con cui si dava il via libera al distacco della spina dei macchinari, ha fissato una nuova udienza a Manchester sulla base proprio degli ultimi sviluppi del caso. Sono convocati i rappresentanti legali di tutte le parti, inclusa la famiglia e l'ospedale Alder Hey di Liverpool.

L'ITALIA CONCEDE LA CITTADINANZA AL PICCOLO - Ieri sembrava fosse stata scritta la parola fine all'aspra battaglia legale che stanno conducendo i genitori: dopo i no di tutti i possibili gradi di giudizio a cui si sono appellati per impedire che le spine dei macchinari che tengono in vita il figlio venissero staccate, Strasburgo inclusa, i medici hanno avviato il procotollo per porre fine alle cure.

L'Italia, all'ultimo, ha concesso ad Alfie la cittadinanza per poterlo trasferire al Bambin Gesù di Roma, uno degli ospedali pediatrici più all'avanguardia del mondo. Ma in serata Hayden aveva detto no all'Italia perché Alfie sarebbe potuto "morire nel viaggio" e aveva dato il via libera definitivo al distacco dei macchinari dopo contatti telefonici con i legali degli Evans.

La vicenda è tuttora aperta.

"Sono commosso - ha twittato Papa Francesco - per le preghiere e la vasta solidarietà in favore del piccolo Alfie Evans, rinnovo il mio appello perché venga ascoltata la sofferenza dei suoi genitori e venga esaudito il loro desiderio di tentare nuove possibilità di trattamento".

(Unioneonline/D-F)

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