Entra in vigore da oggi l'art. 570 bis del codice penale (previsto dal decreto 21/2018) che punisce con una multa fino 1.032 euro e la detenzione fino a un anno chi non adempia - o adempia solo in parte - agli obblighi di assistenza familiare, ovvero il versamento dell'assegno pattuito in sede di separazione o divorzio a favore dell'ex e dei figli.

Una norma che si propone di fare maggiore chiarezza rispetto al preesistente art. 570. Una "rivoluzione" secondo gli addetti ai lavori, su un tema delicato e giuridicamente complicato dalla stratificazione di norme e sentenze spesso contraddittorie tra loro.

Per capire quali novità apporterà abbiamo interpellato l'avvocato romano Gian Ettore Gassani, fondatore e presidente dell'associazione AMI, Avvocati Matrimonialisti Italiani, esperto di diritto di famiglia, convivenze e unioni civili, nonché autore di libri sul tema.

Avvocato Gassani, cosa pensa dell'introduzione dell'articolo 570 bis?

"Era fondamentale e sacrosanto che il legislatore fosse più chiaro in materia, la norma preesistente lasciava troppo spazio alla discrezionalità dei giudici e fino a ieri, perché l'inadempienza nel pagamento degli obblighi di assistenza fosse dichiarata reato, bisognava che la persona offesa dimostrasse di essere indigente. Ora cambia tutto: devi pagare e basta, anche se tua moglie guadagna più di te. Punto".

Metterà ordine nella materia?

"Va detto, anche questa norma non è stata scritta bene, perché si riferisce solo ai 'coniugi', quando invece con l'entrata in vigore della legge Cirinnà dovrebbe riguardare tutte le coppie di fatto anche omosessuali che con un atto pubblico abbiano stipulato contratti di convivenza".

Quindi darà adito a ulteriore confusione?

"Darà altro lavoro a noi avvocati e ci sarà un fiorire di ricorsi, perché imprecisioni come quella che le coppie unite civilmente non abbiano le stesse tutele penali non sono accettabili. Il nostro invito è che il legislatore sia più chiaro e coerente coi tempi che corrono".

Finora cosa succedeva nei casi di inadempimento?

"Bastava dimostrare che la moglie o comunque la persona offesa avesse uno stipendio perché venisse a mancare la conditio sine qua non per il pagamento dell'assegno. Ora questa scappatoia non c'è più: è stato stabilito dal tribunale che devi pagare? Ora devi farlo e se non sei d'accordo dovrai avviare una causa civile".

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Il carcere è solo uno spauracchio o si rischia davvero?

"Credo sia piuttosto una trovata giornalistica per fare notizia. Ci andrà solo chi si dimostri recidivo di fronte a ripetute sentenze di condanna, di certo non ci vai alla prima sentenza. E per la sanzione pecuniaria alla fine si tratta di poco più di mille euro".

Il reato c'è anche se paghi meno del dovuto, in ritardo o in modo incostante?

"Vale anche anche se paghi meno del dovuto o in netto ritardo, ma la norma è imprecisa anche in questo caso perché non fa riferimento, ad esempio, a spese straordinarie come quelle mediche o che esulano dallo stretta 'sussistenza' dei figli. Immagini che debba mantenere i miei figli che vanno in una scuola privata e che l'accordo sia di dividere a metà la retta con la mia ex: se io decido di non pagare quella che va considerata una spesa straordinaria? Insomma, bastava che il legislatore aggiungesse due semplici righe nella legge e dicesse che non adempie 'chi non versa il mantenimento o qualsiasi contribuzione"".

A usufruire delle tutele saranno ancora soprattutto le donne?

"Questa è una legge soprattutto a tutela dei figli, e non è vero che a usufruire del mantenimento sono sempre le donne. O perlomeno non più".

Però molti padri separati fanno battaglie perché dividersi li ha ridotti in miseria?

"Non sono d'accordo con la crociata dei padri separati, soprattutto dopo la sentenza del maggio scorso della cassazione (quella sull''assegno divorzile, che può essere riconosciuto soltanto se chi lo richiede dimostri di non potersi mantenere in maniera autonoma). Il principio cardine del diritto penale è il dolo, e solo in presenza di dolo scatta la condanna, altro caso è se l'uomo dimostra di essere nell'impossibilità di pagare il sostentamento all'ex, ad esempio gravi patologie, un licenziamento o il fallimento della propria impresa".

Scatenerà polemiche secondo lei?

"Immagino di sì, e il fatto che sia stata scritta una norma imprecisa che dà adito a troppe interpretazioni non aiuterà".

A livello di numeri, quanti sono i casi di inadempienza degli obblighi tra ex?

"Si calcola un 30% di morosità, tra cui bisogna però distinguere i veri cattivi da chi non paga perché proprio non è in grado di farlo, ma devo dire che raramente nell'ambito penale ho visto qualcuno condannato per questioni come queste".

Però per chi ne è vittima è difficile avere giustizia.

"Questa è un'altra questione. Fatte le leggi bisognerebbe poi fare gli uffici giudiziari, sbloccare una giustizia che è ferma e intasata. Basti pensare alla legge sullo stalking: per una donna che ne sia vittima una denuncia equivale quasi a una condanna a morte, perché i tempi per il processo sono troppo lunghi, non ci sono le strutture, il personale, insomma una macchina della giustizia che funzioni".

Barbara Miccolupi

(Unioneonline)

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