Quando Paolo Enrico Pinna, 19 anni, condannato a 20 per il duplice omicidio del diciannovenne Gianluca Monni, ucciso l'8 maggio 2015 a Orune, e di Stefano Masala, 29 anni, di Nule, il cui corpo non è mai stato riconsegnato alla famiglia, è evaso dal carcere minorile di Quartucciu (dove stava scontando la prima parte della pena), era "solo parzialmente capace di intendere".

Aveva agito sotto "un impulso" legato a un "disturbo della personalità".

È quanto spiegato oggi a Cagliari nell'udienza scaturita da quell'episodio dallo psichiatra Antonio Milia, perito incaricato dal gup Giampaolo Casula di valutare le condizioni mentali del giovane imputato.

Uno stato cui il ragazzo sarebbe giunto dopo un certo periodo di difficoltà, quanto lungo però non è chiaro.

Nella prossima udienza parleranno lo stesso Milia e Claudia Spada, psichiatra nominata consulente dall'avvocato difensore Stefano Rossi.

Pinna era fuggito utilizzando una scala per scavalcare il muro di cinta, poi aveva rubato un trattore e si era diretto verso Maracalagonis nella cui chiesa era stato arrestato poco dopo dai carabinieri.

Andrea Manunza

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