Si definisce "uno schifoso assassino" e - riferendosi alla sera del 2 marzo scorso - parla di "quel maledetto giovedì".

Esattamente il giorno in cui Giovanni Murru, 47 anni, ha ucciso con 10 coltellate alla gola la moglie Federica Madau, 32 anni non ancora compiuti, che aveva deciso di separarsi da lui perché violento.

E ora è lo stesso Murru a dare una definizione di sé nella lettera che giovedì scorso - durante l'udienza preliminare - ha consegnato, attraverso il suo legale, l'avvocato Gianfranco Trullu, al Gup Ermengarda Ferrarese.

Una copia di quello scritto - due pagine fitte scritte a mano su fogli a righe - è nelle mani di Anna Paola Porcu, mamma della giovane vittima.

La donna, leggendo il manoscritto, non riesce a contenere la rabbia alimentata da un dolore che non si placa con il passare dei giorni e reso ancora più insopportabile dalle parole dell'uomo, che sembra rivolgersi a una comunità religiosa.

L'uomo fa riferimento anche a Federica: "Se non mi amava più e ha fatto quel che ha fatto sicuramente in parte è colpa mia".

Anna Paola non si dà pace, pensando che l'uomo ha scelto il rito abbreviato, condizionato alla nomina di un consulente per accertare l'incapacità assoluta al momento del fatto.

Il rito abbreviato consente all'imputato di beneficiare della riduzione della pena di un terzo rispetto a quella prevista, ma comporta che il giudizio si basi sui risultati delle indagini già svolte (in questo caso quelle della polizia di Iglesias) senza ulteriori prove.

"Altro che sconto di pena. Vogliamo che si faccia davvero giustizia", grida Anna Paola.

Cinzia Simbula

© Riproduzione riservata