Umberto Bossi era "consapevole concorrente, se non addirittura istigatore, delle condotte di appropriazione del denaro della Lega Nord, poi utilizzato per coprire spese di esclusivo interesse personale proprio e della propria famiglia". Denaro che anche il Senatur sapeva essere proveniente "dalle casse dello Stato".

Lo ha scritto il tribunale di Milano nelle motivazioni della condanna a 2 anni 3 mesi per l'ex leader del Carroccio per appropriazione indebita dei fondi del partito.

Nel documento il giudice sottolinea anche come questa condotta sia in controtendenza rispetto agli ideali della Lega che è cresciuta "raccogliendo consensi da chi vedeva in esso un soggetto politico in forte opposizione al malcostume dei partiti tradizionali".

Per i giudici "è stato dimostrato - anche attraverso gli stessi testimoni citati dalla difesa - che Renzo Bossi, eletto in Consiglio regionale della Regione Lombardia, godeva di benefits di rilievo (acquisto ed utilizzo di un'auto del partito per l'intero arco della giornata, con accompagnamento di autisti pagati dalla Lega, oltre ad un complessivo rimborso spese), dai quali erano esclusi non solo i consiglieri regionali, bensì anche gli stessi eletti in Parlamento, in quanto riservati a coloro che rivestivano incarichi all'interno della struttura del partito. Ed è chiaro che Renzo Bossi ne godeva solo in virtù del suo essere figlio di Umberto".

Lo scorso 10 luglio il tribunale del capoluogo lombardo aveva condannato, oltre il Senatur, anche il figlio Renzo Bossi a un anno e mezzo per aver utilizzato i fondi del partito per coprire spese personali e l'ex tesoriere della Lega Francesco Belsito a 2 anni e 6 mesi.

(Unioneonline/F)

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