Un tempo si rincorreva un pallone per strada, ci si arrampicava per scavalcare un cancello, si strisciava sotto un'auto per recuperare la palla, ci si rincorreva per non farsi acchiappare, si andava in bici. Inconsapevolmente nelle strade, nei cortili, negli oratori costruivamo le nostre capacità motorie, la nostra coordinazione, la nostra socialità.

Oggi non è più così.

"Si è passati dagli schemi motori agli schermi motori, nel senso che si sta tutto il giorno con gli occhi su uno smartphone o sulla playstation", spiega Beppe Muscas, storico allenatore di basket, ex insegnante di educazione fisica e attualmente coordinatore delle attività pratiche alla facoltà di Scienze motorie dell'Università di Cagliari.

BIMBI SOVRAPPESO - Ecco perché il 5% dei bimbi sardi è obeso e il 20% è in sovrappeso - come ha attestato Andrea Loviselli, direttore della scuola di specializzazione in medicina dello Sport dell'Università del xapoluogo - ed ecco perché si parla di ragazzini con corpo e patologie da anziani: diabete, colesterolo alto, steatosi del fegato e via elencando.

"Con questo trend nel 2025 potremmo raggiungere il grado zero di capacità motorie e aerobiche", aggiunge Muscas.

UNO SU QUATTRO FA SPORT - Eppure a guardare i dati raccolti dall'Istat e rielaborati dal Coni emerge che nel 2016 i sardi con più di tre anni che dichiarano di praticare attività sportiva sono circa 400mila, il 26,1% della popolazione.

Dati che non convincono Marco Guicciardi, professore di Psicologia applicata alle attività motorie e sportive nell'ateneo del capoluogo.

"A leggere le statistiche sembra che l'attività sportiva sia sempre più diffusa e in aumento ma dalla mia esperienza e da ciò che mi raccontano i colleghi insegnanti la realtà è diversa: i bambini e i ragazzini non fanno sport e, soprattutto, non sanno che cosa significhi sudare".

SCARSA EDUCAZIONE - Del resto in una nazione (e in una regione) che prevede che non si faccia educazione fisica nella scuola primaria, se si eccettuano i progetti speciali, che fa (se le fa) una-due ore alla settimana di attività fisica alle medie e alle superiori (siamo in coda tra le nazioni dell'Ue, in Germania fanno cento ore all'anno) non ci si può sorprendere.

È lì che si dovrebbero mettere le basi. "La scuola dovrebbe educare anche allo sport e ai suoi valori ma non lo fa", evidenzia Guicciardi.

OLTRE 2300 SOCIETÀ - Invece lo sport in Sardegna è appannaggio delle società private, 2.352 quelle registrate. Significa che chi ha denaro può praticarlo e chi non ne ha è fuori.

"Infatti lo sport è un fattore di disuguaglianza sociale", aggiunge lo psicologo dello sport.

L'Istat nel "Rapporto sulla pratica sportiva in Italia" conferma: il reddito è decisivo.

E se è vero che nell'Isola ci sono 110.300 famiglie in condizione di povertà relativa, come certifica la Caritas, basta fare due più due.

POCHI IMPIANTI - Tanto più che sull'impiantistica non siamo ben messi.

Le scuole se hanno soldi di solito pensano a fare altro e solo nel 2016, grazie a un accordo tra Anci e Credito sportivo, con il bando "Sport missione Comune" sono stati stanziati 60 milioni di euro per finanziare a tasso zero la riqualificazione di 44 impianti comunali in 36 centri dell'Isola.

"TROPPI STRANIERI" - È tutto il sistema-nazione che non funziona.

E se anche nello sport in cui eccelliamo da sempre, il calcio, abbiamo fallito forse è anche per questo.

Beppe Muscas conferma: "Le scuole calcio sarde sono piene di ragazzini in cui genitori sperano che i propri figli diventino professionisti, ma accade in un caso ogni 12mila".

C'è un dato su cui riflettere: "Oggi anche nelle squadre allievi e primavera, su rose di 22 ragazzini ci sono anche dieci stranieri che fanno solo il bene di procuratori".

IL MODELLO ANGLOSASSONE - Il modello anglosassone è quello da seguire: lo sport fa parte della cultura scolastica, insegna la disciplina, educa a conseguire obiettivi, a gestire le sconfitte, a lavorare in gruppo rispettandosi.

In Europa è la Francia ad aver fatto meglio di tutti: lo sport occupa il 10% della didattica.

Secondo Gucciardi "è dimostrato che fare attività sportiva aumenta la capacità di concentrazione e migliora l'apprendimento". Ergo: c'è un legame tra sedentarietà e dispersione scolastica, un altro dei mali storici della Sardegna.

Fabio Manca

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