Una strage senza fine quella dei Rohingya in fuga dal Myanmar.

Dall'ultimo rapporto di Save the Children emergono delle testimonianze strazianti: donne a bambini bruciati vivi e stuprati, una cisterna piena di corpi senza vita.

Il report contiene le testimonianze di donne e bambini raccolte dal personale della Ong in Bangladesh, e rende alla perfezione l'immagine delle violenze di cui sono stati vittime molti dei 600mila Rohingya rifugiati in Bangladesh, il 60% dei quali sono bambini.

"Alcuni soldati hanno preso me e altre due ragazzine e ci hanno portato in una casa. Mi hanno colpito in faccia con un fucile, presa a calci sul petto e mi hanno pestato braccia e gambe. Poi tre soldati hanno abusato di me per circa due ore, in alcuni momenti sono svenuta". Il racconto è di una ragazzina di 16 anni.

Hosan, 12 anni, è fuggito in Bangledesh quando i militari hanno cominciato ad aggredire gli abitanti del suo villaggio con i machete. Si è fermato in un villaggio abbandonato alla ricerca di cibo e acqua, quando ha visto una cisterna e si è avvicinato. Dentro, l'orrore: "C'erano almeno 50 corpi senza vita che galleggiavano dentro: non riesco a togliermi dalla testa quei cadaveri, nè l'odore di bruciato delle case date alle fiamme".

Poi c'è Rehema, 24 anni: "Ho visto un soldato cospargere di benzina una donna incinta di molti mesi e darla alle fiamme, e un altro che ha strappato un bambino dalle braccia di sua madre e lo ha scaraventato nel fuoco: aveva un anno, ricordo ancora le sue grida".

L'Ong parla di una vera e propria emergenza bambini, visto che oltre la metà dei rifugiati ha meno di 18 anni.

E chiede ai ministri degli Esteri che si riuniranno a Naypyidaw, capitale della Birmania, di prendere una posizione ferma e condannare le violenze dei mesi scorsi. Oltre a far cessare immediatamente le violenze e assicurare alla giustizia i responsabili.

(Redazione Online/L)
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