Sembra un memoriale la grande voragine di Monte Pino, sembra il monumento alle vittime dimenticate del Ciclone Cleopatra.

La carcassa del Land Rover Freelander di Bruno Fiore, morto nel pomeriggio del 18 novembre 2013, insieme alla moglie Sebastiana Brundu e alla consuocera Maria Loriga, è diventata un tutt'uno con la terra, le pietre e le piante.

Sullo sfondo, in alto, ci sono i guardrail della Provinciale 38, sospesi in aria, come braccia protese. Sembra il monumento ai morti, ma anche alla strada dimenticata.

La Olbia Tempio da quattro anni è chiusa al traffico, perché il tratto di Monte Pino è un ancora un grande "buco".

Dopo il boato che ha accompagnato il pauroso e devastante movimento di acqua, pietre e fango, non è successo più nulla.

La strada, a quattro anni di distanza dall'alluvione, non c'è.

Unica opera non completata dall'Anas (bisognerebbe dire neanche iniziata) tra quelle finanziate dallo Stato, nell'ambito degli interventi emergenziali seguiti all'alluvione del 2013.

L'unico progetto fermo, gli altri sono stati tutti ultimati da tempo.

Sono invece ancora dentro la voragine di Monte Pino, le carcasse della auto trascinate nel baratro dalla furia dell'acqua.

LO SCONTRO - Tra una settimana, i sindaci galluresi, Olbia e Tempio in testa, saranno di nuovo a Monte Pino, per protestare contro una situazione che è anche difficile da raccontare e che, da mesi ormai, vede uno scontro, in certe fasi durissimo, tra Regione e Anas.

Uno scontro che nelle ultime settimane si è di nuovo riacceso. Perché, l'Anas, il 30 dicembre 2016, ha pubblicato il bando di gara per l'affidamento dei lavori, con tanto di cronoprogramma (17 mesi) dell'opera, per la quale sono stati stanziati cinque milioni di euro e dopo qualche mese, invece del cantiere, sono partite le verifiche tecniche sul progetto esecutivo, su rischio idraulico e assetto geologico della zona. Istruttorie avviate dallo Stoi (Servizio territoriale opere idrauliche di Sassari, l'ex Genio civile) e dall'Agenzia del distretto idrografico sardo. Insomma, un percorso all'inverso: prima il progetto esecutivo del nuovo tratto di strada, per il quale ci sono voluti tre anni e mezzo e poi le indispensabili verifiche imposte per gli attraversamenti idraulici. E ora i tempi si allungano ancora.

L'ex assessore regionale ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, ha seguito a lungo il progetto: "Il problema per la Sardegna è l'Anas. Non è possibile che, per qualsiasi passaggio tecnico, gli interventi debbano tornare a Roma. La situazione di Monte Pino è l'emblema di tutto questo. Ecco perché non sono andato alle inaugurazioni dei tre centimetri della Olbia Sassari".

"SITUAZIONE INACCETTABILE" - L'assessore regionale ai Lavori Pubblici, Edoardo Balzarini: "Non possiamo dimenticare che sono stati necessari quattro anni perché saltasse fuori questo progetto da parte dell'Anas, questo è l'unico intervento dell'emergenza Cleopatra"non portato a termine. C'è stato un tempo esasperante di progettazione. Il livello massimo di attenzione è necessario, perché sono morte persone. Ma le verifiche della compatibilità idraulica sono state avviate ora, per la progettazione sono stati necessari tre anni e mezzo". Valutazioni condivise dal sindaco di Tempio, Andrea Biancareddu: "Qualcuno mi deve spiegare, perché, prima si fa il progetto esecutivo e dopo l'Anas inizia le interlocuzioni con il Genio civile. Siamo stufi di andare a chiedere l'elemosina per le nostre strade".

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