È stato operato ieri mattina nel reparto di chirurgia maxillo-facciale della struttura complessa del Santissima Trinità, il giovane cagliaritano - D. B. di 19 anni - aggredito sabato verso le tre del mattino.

Con lui c'era un coetaneo. I due sono stati presi di mira da una ventina di ragazzi.

È avvenuto nella Marina, davanti a un locale dove i due giovani avevano trascorso la serata per festeggiare la partenza di un loro amico.

LA VIOLENZA - Il diciannovenne era stato raggiunto da un violentissimo calcio al volto quando, nel tentativo di fuggire e sottrarsi al pestaggio, era caduto per terra restando inevitabilmente esposto e indifeso davanti all'incedere deciso del gruppo.

Incapace, a quel punto, di difendersi, aveva subìto la violenza della banda. Pugni e calci.

L'ultimo, terribile, in pieno viso.

Così devastante da spaccargli la mandibola.

È andata meglio al suo amico, che ha dovuto comunque ricorrere alle cure mediche per le tante botte ricevute.

GLI INSULTI - Mancavano ormai pochi minuti alle tre del mattino quando D. B. e il suo amico si lasciano alle spalle la porta del locale in cui avevano trascorso alcune ore.

La serata era scivolata velocemente verso la notte fonda. In strada, in via Sicilia, ci sono loro.

I ragazzi che di lì a poco diventeranno i loro aggressori.

Li circondano, si dimostrano sin da subito aggressivi, prepotenti. Una discussione che riscalda gli animi di chi, evidentemente, cercava solo la rissa, aveva voglia di menare, voleva sentirsi forte. Il più forte. E poco importa se le loro vittime erano soltanto due ragazzi e loro dieci volte di più.

Gli insulti non bastano, non soddisfano la banda. Così dalle parole si passa ai fatti. E volano spintoni, qualche schiaffo di troppo, i primi pugni.

LA FUGA - A subire per primo è stato l'amico di D. B.

Due mani gli stringono il collo, lo strattonano. E lui cerca di liberarsi da quella morsa che si fa sempre più violenta, incoraggiata dalle urla della banda.

Il diciannovenne reagisce, interviene in difesa del suo amico e ben presto ha la peggio.

Insieme tentano la fuga, cercando di allontanarsi e salvarsi. In strada non c'è tanta gente, nessuno interviene.

LE RISSE - Una serata che proprio alla Marina, nelle ore precedenti e in quelle successive, aveva costretto i carabinieri a intervenire ripetutamente per sedare risse tra giovani, spesso tra immigrati. Bisticci fortunatamente non degenerati in fatti ben più gravi.

D. B. e il suo amico sono più sfortunati.

Corrono, cercando la salvezza nelle strade del quartiere, nelle viuzze. Macché, tutto inutile.

Il diciannovenne scivola, cade. Un attimo e il branco è sopra di lui, gli si stringe intorno tempestandolo di botte. Un calcio lo raggiunge in pieno volto. D. B. sente le ossa frantumarsi, spaccarsi.

Il dolore è terribile, toglie il fiato. Nulla può per riuscire a schivare altri colpi, altre botte. Né lui né il suo amico sono in grado di reagire, difendersi da una violenza di gruppo ingiustificabile. Soccombono.

IL RICOVERO - Si ritrovano in ospedale.

Malconci ma salvi, lontani da quella banda di ragazzi, di coetanei, che si è trasformata in un attimo, durante una notte infinita, in un branco di picchiatori. D. B. è grave.

All'ospedale Marino decidono che deve essere immediatamente trasferito.

Sistemare la mandibola spaccata è compito dei medici della struttura complessa maxillo facciale del Santissima Trinità, il reparto diretto dal primario Giorgio Tore.

È una frattura importante che va trattata da mani esperte. Ieri mattina il diciannovenne è stato operato: il chirurgo Luca Moricca gli ha sistemato la mandibola.

LE INDAGINI - Sull'episodio indagano gli uomini della Squadra Mobile e della Squadra Volante di Cagliari, che questa mattina hanno nuovamente sentito D. B.

Si ipotizza che la lite sia stata causata da futili motivi - gli aggressori erano ubriachi - e non sia legata a regolamenti di conti.

Andrea Piras

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