"A Porto Rico si rischia il genocidio": l'allarme arriva da Carmel Yulin Cruz, sindaco della capitale San Juan, che chiede agli Stati Uniti di intervenire immediatamente.

Il Paese è stato devastato dal passaggio degli uragani Jose e Maria e mancano acqua e generi alimentari.

"Qui stiamo morendo - dice, con le lacrime agli occhi, il primo cittadino - Non riusciamo a immaginare che la più grande nazione al mondo non possa risolvere i problemi logistici per una piccola isola di 160 chilometri quadrati per poco meno di 60. Aiutateci, mayday, siamo in difficoltà".

E ha poi rivolto un appello al presidente Donald Trump: "La sto implorando di prendersi carico della cosa e di salvare delle vite. Dopo tutto, questo è uno dei principi fondanti degli Stati Uniti d'America. Altrimenti il mondo vedrà che siamo trattati non come cittadini di serie B ma come animali di cui disporre. Quando è troppo è troppo".

I problemi di cui parla Cruz sono quelli citati dal numero 1 di Washington, secondo il quale "portare aiuti a Porto Rico è molto complicato, è un'isola circondata dall'acqua, dall'acqua dell'Oceano", e le sue parole hanno scatenato tantissime critiche.

Per quanto riguarda poi la ricostruzione, Trump aveva sottolineato che non sarà facile, dato l'enorme debito che ha il governo portoricano: "In ultima analisi il governo di Porto Rico dovrà lavorare con noi per determinare come questa massiccia ricostruzione sarà finanziata - ha detto, riferendosi al debito di 70 miliardi di dollari - e quello che dovremmo fare con l'enorme debito già esistente".

(Redazione Online/s.s.)

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