Cresce lo scontro tra Madrid e Barcellona in vista del referendum per l'indipendenza della Catalogna indetto per il 1 ottobre e dichiarato incostituzionale dai supremi giudici spagnoli.

All'alba la Guardia Civil ha effettuato un blitz negli uffici del governo catalano.

Perquisizioni nei dipartimenti dell'Economia, degli Esteri, del Lavoro, degli Affari Sociali e delle Telecomunicazioni.

E ben 14 arresti. Uno ai danni di Josep Maria Jovè, braccio destro del vicepresidente catalano Oriol Junqueras.

Gli altri invece riguardano funzionari di vari dicasteri catalani e due responsabili di imprese private nelle cui sedi è stato trovato materiale elettorale e propagandistico.

Obiettivo dell'operazione di polizia era smantellare la rete logistica e organizzativa della consultazione referendaria.

Migliaia di persone sono scese in strada a Barcellona sulle Ramblas per protestare contro il blitz della Guardia Civil. Urlano slogan indipendentisti e bloccano il traffico, ci sono stati tafferugli e scontri con gli agenti di polizia.

"Nessuno Stato democratico può accettare quello che stanno facendo queste persone, erano state avvisate. Sapevano che il referendum non poteva essere celebrato perché liquida la sovranità nazionale e il diritto di tutti gli spagnoli di decidere cosa voglio per il loro Paese", ha dichiarato il premier spagnolo Mariano Rajoy, che ha poi esortato il capo del governo regionale Charles Puigdemont a rispettare la legge.

Dal canto proprio, Puigdemont ha bollato gli arresti come "inaccettabili" e ha denunciato "l'atteggiamento totalitario del governo spagnolo". Per poi confermare: "Il referendum del 1 ottobre si farà".

Intanto, l'ultimo sondaggio, commissionato a luglio dal governo regionale, mostra una popolazione divisa: il 49,4% è contrario all'indipendenza, il 41,1% favorevole.

Su una cosa sono quasi tutti d'accordo, la necessità di un referendum per fare chiarezza sulla questione: lo vuole il 70% dei catalani.

IL PRESIDENTE PIGLIARU - "Quando la forza vince sul dialogo non è mai la strada giusta. Per questo abbiamo espresso direttamente il nostro sostegno alla Generalitat e per questo la Sardegna è vicina al popolo catalano e alle sue istituzioni".

Sono le parole del presidente della Regione Francesco Pigliaru, che ha preso subito contatto con la sede istituzionale che la Generalitat de Catalunya ha in Sardegna, ad Alghero, e ha sentito al telefono il direttore Joan Elies Adell.

"Le notizie che arrivano sono preoccupanti, si respira un clima di messa in pericolo delle libertà democratiche", prosegue.

"Esistono strumenti istituzionali e organi costituzionali che gli Stati possono utilizzare per far valere le proprie funzioni e competenze. Agire con la forza, negare il diritto dei cittadini di esprimere le proprie opinioni politiche e di proporre riforme sull'autodeterminazione, è sempre una lesione grave dei valori e dei princìpi su cui si fondano le democrazie moderne."

(Redazione Online/L-D)

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