“I pazienti venivano presi a parolacce, strattonati e presi a schiaffi per farli andare a letto. Per questo ho deciso quasi subito di fare l'esposto”.

Con la sua denuncia, nel 2014, l’operatrice socio sanitaria Anna Paola Tuveri aveva fatto scattare l’indagine dei Nas e della Procura sui presunti maltrattamenti all’Aias di Decimomannu, chiusa con 14 provvedimenti cautelari e una raffica di condanne.

Oggi, davanti al giudice Giorgio Altieri, la donna ha ricostruito per tre ore quello che aveva visto appena arrivata al centro e che la aveva convinta a rivolgersi alla magistratura.

Sul banco degli imputati ci sono Vittorio Randazzo, direttore amministrativo dell’associazione, e Sandra Murgia, responsabile del centro, accusati dal sostituto procuratore Liliana Ledda di omissioni d’atti d’ufficio in relazione ai maltrattamenti contestati a vari operatori sanitari della struttura.

“Le violenze erano una abitudine”, ha scandito la super-testimone della Procura.

“Non c’era dignità per i pazienti – ha aggiunto – era una cosa assurda. Per loro tutti quei comportamenti erano normali. Quando li sollevavano dai letti per alzarli venivano presi a urla e parolacce, molti operatori usavano un linguaggio scurrile e aggressivo. E quando i pazienti, molti psichiatrici, andavano in agitazioni davano loro schiaffi”.

Tre ore di esame non sono bastate, Anna Paola Tuveri tornerà a gennaio sul banco dei testimoni per rispondere alle domande dei difensori.
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