Riscoprire le antiche sorgenti, costruire vasche in cui pernici e lepri possano abbeverarsi, proteggere le specie in difficoltà. I cacciatori dell'autogestita Idòlo di Arzana, 50 anni di storia, 1600 ettari in concessione, 90 soci, investono in un progetto per la tutela della fauna selvatica.

NON CI SONO PREDE - La popolazione di lepri e pernici è in drastico calo, le tortore quasi non si vedono più. Un disastro ecologico in cui i cacciatori hanno un ruolo del tutto marginale. I sospetti ricadono sui predatori, la cui popolazione è aumentata in modo esponenziale.

Tra loro preoccupano i visoni e i gatti selvatici, ma anche volpi e martore non godono di ottima salute. I disastrosi incendi degli ultimi anni hanno completato l'opera. Solo quest'anno, a luglio, sono andati in fumo 260 ettari tra quelli in concessione alla riserva.

IL PROGETTO - Raffaele Sestu è il presidente dell'autogestita Idòlo: "Bisogna tenere presente che ai cacciatori è consentito andare a caccia di pernici e lepri per due mezze giornate all'anno. Perfino fossimo dei fenomeni sarebbe difficile fare disastri in così poco tempo".

Messe da parte le doppiette e accantonata anche per quest'anno la caccia alla tortora: "Sparare a settembre è un'idea folle", i cacciatori hanno messo a punto un piano di tutela elaborato dai soci Aldo Deidda, Simone Orrù, e Vincenzo Nieddu.

L'idea è quella di recuperare le antiche sorgenti, all'interno della riserva, oggi scomparse. Acque utili ad alimentare piccole vasche per la selvaggina e combattere gli incendi. I racconti dei grandi vecchi della caccia arzanese, come Paolino Scattu, sono stati utili a ritrovare i luoghi in cui scorreva l'acqua.

CONTRO IL FUOCO - "Inoltre - prosegue Sestu - continueremo a proporre, a nostre spese, la creazione di nuove strisce parafuoco. Queste sono solo piccole idee da parte di chi vorrebbe che il nostro territorio continuasse a vivere. Ancora una volta i cacciatori sono in prima linea per la tutela di flora e fauna".

I soci investiranno 6000 euro nell'elaborazione del progetto che dovrà poi essere approvato dagli organi competenti. Ben altro dovrà poi essere fatto per limitare il numero dei predatori e riportare l'equilibrio nelle terre ai piedi del Gennargentu.

VISONI IN FUGA - Un episodio di fuga dei visoni risale a una decina di anni fa. Gli animali da pelliccia venivano allevati da una cooperativa nelle campagne di Villanova Strisaili. I loro discendenti hanno trovato nelle campagne ogliastrine un habitat ideale.

Sono feroci come donnole, l'autoctona uccamele , ma molto più voraci. Mangiano uova e pulcini e costituiscono un costante pericolo per le popolazioni di uccelli "residenti".

GATTI ABBANDONATI - A far lievitare il numero dei gatti selvatici, altro temibile predatore, è invece, sempre secondo i cacciatori, il triste fenomeno dell'abbandono. I micetti domestici, restituiti alla condizione primordiale, trovano nell'istinto le risorse per sopravvivere. A spese di altre categorie piumate e ambite.

IL CAPOCACCIA - Raffaele Loddo, 53 anni, cacciatore di lungo corso, è il capocaccia della compagnia Sa Menta: "La situazione non è rosea e non si risolve nulla chiudendo la caccia ma con interventi in tutto l'arco dell'anno. I predatori si sono moltiplicati. Oltre volpi, gatti selvatici e visoni c'è la martora. Quindici anni fa neppure si vedeva, ora gira per strada in paese. Il danno lo fanno tutto l'anno. E poi ci sarebbero le cornacchie che distruggono i nidi danneggiando tutta la covata. Servirebbero degli interventi mirati di abbattimento per eliminare i predatori in eccesso. Non ci stiamo inventando nulla".

Simone Loi

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