Vuoi comprare la sabbia della Sardegna? La trovi per pochi euro in un sacchetto su Ebay.

Con 2,50 euro è possibile acquistare un vasetto di arena di Costa Rei, della spiaggia di Maria Pia di Alghero o del Poetto.

Quasi 6 euro il costo della sabbia prelevata allo Scoglio di Peppino, sempre nella zona di Costa Rei, e con 9,99 euro si può ancora portare a casa la sabbia evidentemente più pregiata di Porto Pollo.

Un fenomeno sempre più diffuso che, se da un lato, può contare su una vera e propria rete di contrasto e sensibilizzazione, dall'altro deve fare i conti con le carenze della vigilanza a causa dei numeri.

LA DENUNCIA - A riportare l'ennesimo episodio ai danni delle spiagge sarde sono Pierpaolo Vargiu e Roberto Frongia, deputato e presidente dei Riformatori: "Un fatto che offende e violenta l'intera Sardegna. La sfrontatezza e il senso di impunità dei ladri è tale da consentirgli di vendere il bottino sui siti di e-commerce per pochi euro".

Vargiu e Frongia parlano di una "vergogna che deve finire. Il turismo è un'attività economica di scambio tra culture e non può diventare la spoliazione fraudolenta delle risorse ambientali". Gli esponenti dei Riformatori hanno chiesto l'intervento del ministero competente, presentato gli esposti alle Procure sarde e denunciato il fatto alla polizia postale perché "accertino, ed eventualmente perseguano, fatti illeciti".

LA RETE - C'è un gruppo che si chiama "Sardegna rubata e depredata" formato dai lavoratori dei tre aeroporti sardi che, anche attraverso la rete, è molto attiva nel contrasto e nella sensibilizzazione coinvolgendo proprio gli utenti dei social.

La loro testimonianza racconta di sacchi di sabbia presi per realizzare le bomboniere per il matrimonio di una figlia o trolley colmi di conchiglie, piante e foglie.

Nella rete di controllo c'è anche il movimento Liberu che ha lanciato la campagna "Lassami Neta" (Lasciami pulita) contro la sporcizia e i furti.

Il segretario, Pier Franco Devias, sottolinea che "quando le persone vengono fermate negli aeroporti, e accade decine di volte, non sempre c'è qualcuno che possa multare e quindi a parte il sequestro chi preleva rimane impunito".

Sulla carenza di controlli il consigliere regionale del Pd, Cesare Moriconi, ha presentato un'interrogazione sull'assenza di vigilanza negli scali isolani: "L'intensità dei furti", spiega Moriconi, "è tale che se non si dovesse intervenire con la necessaria fermezza, in pochi anni molte spiagge suggestive potrebbero subire ingenti danni ambientali".

I CONTROLLI - Una sanzione che va da 500 a 3.000 euro. Il testo unico sul Turismo, approvato di recente dal Consiglio regionale, si occupa anche delle sanzioni destinate a chiunque "asporta, detiene, vende anche piccole quantità di sabbia, ciottoli, sassi o conchiglie provenienti dal litorale o dal mare in assenza di regolare autorizzazione o concessione".

La vigilanza è affidata ai Comuni per competenza di territorio e al Corpo forestale, ma la rete dei controlli fatica a monitorare il fenomeno. "Serve un organico superiore", dichiara il comandante del Corpo Forestale, Gavino Diana. Adesso la legge prevede di "applicare le sanzioni anche in aeroporto", spiega.

I PRECEDENTI - I varchi degli aeroporti sardi diventano lo scenario di questi eventi. Negli anni sono stati sequestrati beni naturalistici tra i più vari: "Sequestriamo di tutto e in quantità enormi", racconta uno dei fondatori di "Sardegna rubata e depredata".

A metà giugno, nello scalo di Elmas, una persona è stata fermata con cinque chili di chicchi prelevati da Is Arutas, nascosti nella valigia. Il quarzo della spiaggia del Sinis, insieme a quello di Maimoni, a marzo scorso finisce su Instagram, in bella vista come un trofeo.

C'è anche, però, chi si pente e rimanda indietro il bottino: è successo, nel 2016, al sindaco di Baunei, Salvatore Corrias, che ha ricevuto un pacco dalla Germania con i sassolini di Cala Goloritzè da riportare nella caletta.

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