Almeno una decina fra gli stragisti che hanno seminato sangue e terrore dal 2015 a oggi nelle città europee hanno vissuto o sono passati dall'Italia.

La Penisola sembra emergere come crocevia per raggiungere la Siria attraverso Grecia e Turchia e luogo in cui ottenere armi e documenti falsi.

Il caso di Anis Amri, l'uomo dell'attentato ai mercatini di Natale a Berlino, è solo il più emblematico. Sbarcato a Lampedusa a 18 anni, ha vissuto a lungo in Italia, ne ha frequentato anche le carceri, e proprio lì è cominciata la radicalizzazione, poi proseguita a Berlino. Una ragazza lo ha ospitato per diverso tempo vicino Roma. Poi, con un decreto d'espulsione della prefettura di Catania in tasca, Amri se n'è andato in Germania. Ma i contatti con la Penisola non si sono fermati. Poche settimane prima dell'attentato, fermato per un controllo di polizia nel Nord Reno-Westfalia, esibiva un documento falso che è risultato provenire dalla Sicilia. In alcuni messaggi inviati ad amici, affermava di poter comprare dei kalashnikov a Napoli. E anche quando si è trattato di fuggire dopo l'attentato ha cercato rifugio in Italia, dove è stato ucciso durante un normale controllo di polizia a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano.

Djamal Eddine Ouali, 40enne algerino che secondo gli inquirenti belgi procurava i documenti falsi ai terroristi delle stragi di Parigi e Bruxelles, è stato arrestato in un paese vicino Salerno, dove viveva con la moglie.

Lo stesso Salah Abdeslam, che faceva parte del commando di Parigi, pochi mesi prima degli attentati è passato da Bari, da dove è partito per la Grecia. "A prendere gli ordini", secondo gli investigatori. Dopo qualche giorno è tornato a Bari ed è passato da Conegliano Veneto (Treviso) prima di lasciare l'Italia. Ha usato tre volte la carta di credito.

Anche Omar Mostefai, protagonista della presa d'ostaggi al Bataclan, era passato da Bari nel 2013 per raggiungere la Siria attraverso Grecia e Turchia.

Khalid el Bakraoui, uno degli attentatori di Bruxelles, è arrivato a Treviso il 23 luglio 2015, ha soggiornato una notte a Venezia: poi il volo, anche lui per Atene. Ha usato l'identità di Ibrahim Maaroufi, un ex calciatore dell'Inter, per prendere in affitto il covo in cui si pianificavano le stragi e si costruivano gli ordigni.

Poi c'è Mohammed Lahlaoui, legato agli attentati di Bruxelles e a Salah Abdeslam, arrestato in Germania. Ha vissuto a Vestone (Brescia) a lungo. È finito ai domiciliari per tentato omicidio e porto abusivo d'armi, li ha violati continuamente ed è stato messo per un po' in carcere. Poi, con un decreto d'espulsione in tasca, come Anis Amri, è partito per la Germania.

Anche la strage di Nizza, passa dal nostro Paese. Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l'uomo che si è lanciato col camion sulla Promenade des Anglais, faceva spesso la spola da una parte all'altra della frontiera per portare cibo ai migranti siriani accampati al confine di Ventimiglia. E lì è stato fermato anche dalla polizia italiana.

Il suo complice, Chokri Chafoud, ha vissuto a Gravina (Bari). E sono ancora in corso le indagini sui suoi contatti nel Barese, possibile base logistica per ottenere armi e documenti falsi. È arrivato in Francia passando il confine di Ventimiglia, e poco prima della strage è andato a fare un sopralluogo sulla Promenade con l'autista del camion.

Noureddine Couchane guidava i camion di un'impresa edile a Novara, aveva regolare permesso di soggiorno. È l'ideatore dell'attentato al museo del Bardo, a Tunisi, costato la vita a 24 persone, quasi tutti turisti. Ed è il carceriere dei 4 tecnici italiani della Bonatti, due dei quali sono stati barbaramente uccisi (uno di loro, Fausto Piano, originario di Capoterra). Capo dell'Isis a Sabrata, in Libia, è morto in seguito a dei bombardamenti Usa.

E poi c'è Youssef Zaghba, uno dei responsabili dell'attentato a London Bridge. Mamma italiana e papà marocchino, molte volte è venuto a trovare la madre in provincia di Bologna. Ha fatto il giro del web il video in cui con gli amici si diverte alla Notte Rosa di Riccione e viene intervistato da una tv locale: "Andiamo al Cocoricò". È stato fermato all'aeroporto di Bologna e gli agenti, insospettiti dal viaggio di sola andata per la Turchia, gli hanno controllato il telefonino e hanno trovato video inneggianti all'Isis. Lo hanno segnalato come possibile foreign fighter alla Gran Bretagna, ma lui ha colpito comunque.

Diverso il caso di Driss Oukabir. Sia perché si tratta di un presunto jihadista: si è consegnato alle autorità dicendo che il fratello minore gli ha rubato il documento usato per noleggiare il furgone usato nell'attentato sulla Rambla, a Barcellona.

Sia perché pare che il suo unico viaggio in Italia, nel Viterbese, sia stato di piacere. Era stato invitato in vacanza da una donna che aveva conosciuto in un locale di Barcellona. Anche se quest'ultima racconta come lui si sia presentato sotto falso nome e le abbia chiesto se volesse convertirsi all'Islam.

Secondo gli ultimi dati forniti dal Viminale sono 70 le persone espulse dall'Italia nel 2017 perché gravitano in ambienti estremisti, 200 dall'inizio del 2015 a oggi. Sono 29 invece gli estremisti arrestati, e 125 (molto pochi rispetto a Francia, Germania e Gran Bretagna) i foreign fighter monitorati. Le persone controllate in totale sono invece 190.909, segno che il livello d'allerta sale sempre più.

Davide Lombardi

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