"Non tolleriamo che un autocostituitosi Comitato, una Giunta o un Consiglio Comunale, personaggi politici o chi altro, ci strumentalizzino ai soli fini della loro propaganda personale o elettorale o ancora per sedicenti motivazioni pacifistiche. Non tollereremo più di essere danneggiati da soggetti che, con spaventosa incoscienza ed incoerenza, mettono a rischio una realtà produttiva che consideriamo anche nostra".

È solo uno stralcio della lunga lettera aperta con la quale i dipendenti della Rwm Italia Spa, per la prima volta, scelgono di rompere il silenzio e di prendere virtualmente carta e penna per difendere se stessi e l'azienda di armamenti per cui lavorano.

QUASI 400 FIRME - La lettera, firmata dai 270 dipendenti dello stabilimento domusnovese di Matt'e Conti, dai 110 della sede madre di Ghedi (Brescia) e inviata ai media, fa seguito allo stringato comunicato con cui recentemente la stessa azienda, per la prima volta, ha scelto di parlare, assicurando la legittimità di ogni trasporto di materiale esplosivo dopo le segnalazioni allarmanti del deputato Mauro Pili.

"NO ALLA RICONVERSIONE" - "Le proposte di riconversione dello stabilimento - prosegue la missiva - sono fantomatiche e inconsistenti e mirano ingannevolmente a far credere che qualcuno abbia veramente a cuore noi e le nostre famiglie. La verità è che molti colleghi provengono da realtà industriali fallite nel territorio e senza l'Rwm tanti di questi sarebbero oggi disoccupati".

Il rispetto di ogni legge e normativa del settore ("siamo noi i primi a richiederlo a tutela nostra e di terzi") è uno dei punti nodali della lettera che mira anche a sgomberare il campo da un altro assunto: "È falsa e inaccettabile l'immagine di noi lavoratori Rwm come vittime di un ricatto occupazionale, costretti a un lavoro che facciamo nostro malgrado e desiderosi di una possibile riconversione. Lavoriamo in questa azienda per libera scelta, fatta con coscienza, senza ricatti o costrizioni".

"ORGOGLIOSI DEL NOSTRO LAVORO" - Ancora: "È per noi motivo di orgoglio professionale far parte di un settore che, a prescindere dalle ideologie e dai valori etici di ognuno, rappresenta un'eccellenza industriale del nostro Paese".

La lettera contiene anche un passaggio sulla propaganda contraria al commercio di esplosivi: "È elementare constatare che non sono i nostri prodotti a causare o alimentare i conflitti e che certo questi non si risolvono impedendo alla nostra azienda di produrre ed esportare. Nessuno di noi - è la conclusione - è interessato ad alcuna riconversione, non vogliamo essere trascinati in nessuna vertenza ma solo continuare a lavorare onestamente e serenamente nel rispetto di tutte le leggi dello Stato italiano".

IL CASO:

UNO DEGLI ULTIMI TRASPORTI DI ESPLOSIVO - VIDEO:

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