Nell'anniversario dell'attentato contro il giudice Paolo Borsellino, nel quale morì anche l'agente sarda Emanuela Loi, i carabinieri del Ros hanno inflitto l'ennesimo colpo a Cosa Nostra.

Con un blitz scattato nella notte, i militari di Palermo e Trapani hanno sequestrato beni per oltre un milione e mezzo di euro alla famiglia di Totò Riina.

Nel mirino degli investigatori, il patrimonio riconducibile alla moglie del boss, Ninetta Bagarella, e ai suoi figli, Giuseppe Salvatore, Maria Concetta e Lucia.

In particolare, sono stati messi i sigilli a tre società, una villa, 38 conti correnti bancari e numerosi terreni.

Un'operazione scattata dopo l'analisi dei redditi dei componenti della dinastia Riina, dove gli inquirenti hanno individuato una "evidente sperequazione" rispetto ai beni effettivamente posseduti.

Ad esempio, viene citata la situazione patrimoniale della consorte del capomafia 86enne, in carcere da anni e gravemente malato.

"Malgrado i molteplici sequestri di beni mobili subiti nel tempo - dicono gli inquirenti - e a fronte dell'assenza di redditi ufficiali, la Bagarella è riuscita a emettere nel periodo 2007-2013 assegni per un valore di oltre 42.000 mila euro a favore dei congiunti detenuti".

Un altro blitz ha invece riguardato il clan Brancaccio: su ordine del gip di Palermo polizia e Guardia di Finanza hanno arrestato 34 persone affiliate alla cosca, provvedendo al sequestro di beni per circa 60 milioni di euro, al termine di una complessa indagine che ha toccato, oltre alla Sicilia, anche Toscana, Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Liguria.

Tra gli arrestati anche Giuseppe Lo Porto, il fratello di Giovanni Lo Porto, l'operatore umanitario sequestrato da Al Qaeda nel 2012 e ucciso da un drone tre anni dopo in un raid antiterrorismo degli Usa nel 2015.

(Redazione Online/l.f.)

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