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"Ma non per questo meno preparati", dice Nicola Giua, Cobas Sardegna.

L'ultimo rapporto sui test Invalsi 2017 descrive una regione in cui gli studenti che frequentano la seconda classe delle scuole superiori (licei e istituti tecnici, quindi) sono i meno bravi del Paese.

Vanno male sia in italiano (comprensione del testo e grammatica) sia in matematica.

"Gli Invalsi sono un'inutile e deleteria pratica, avulsa dalle attività didattiche della scuola", dice Nicola Giua che, con i Cobas, in Sardegna da anni guida il "boicottaggio" di queste prove.

"Da sempre sosteniamo che non hanno nessun valore, quindi leggere adesso che i risultati collocano gli studenti sardi in fondo alla classifica non ha nessun significato scientifico".

Gli studenti più bravi in Sardegna sono i bambini delle seconde elementari, ma già in quinta elementare comincia la prima lieve "discesa" rispetto al resto del Paese.

Il divario, però, cresce negli anni successivi e vede gli studenti delle terze classi delle scuole medie con punteggi più bassi, fino ad arrivare ai ragazzi dei licei e istituti superiori per i quali la distanza è enorme rispetto al resto d'Italia.

"I nuovi dati Invalsi rappresentano solo un pezzo di un sistema scolastico regionale in sofferenza", spiega Ivo Vacca, segretario regionale Flc-Cgil, "che si somma al problema della dispersione scolastica, quello dello scarso tasso di laureati ecc. Pur apprezzando lo sforzo della Regione con il progetto Tutti a Iscol@, e ribadendo che anche noi come Cgil siamo sempre stata contrari agli Invalsi, non possiamo nascondere il fatto che occorre una legge regionale che si riappropri della qualità del servizio e che adegui il tipo di istruzione alle necessità del territorio".

BOICOTTAGGIO IN SARDEGNA - In generale, il rapporto scatta la fotografia di un'Italia che tra i banchi di scuola si muove a due velocità, in cui si conferma il divario tra Nord e Sud nell'apprendimento dell'italiano e della matematica.

In questo scenario, la Sardegna è la maglia nera.

"Non è un caso che vadano meglio i bambini", spiega Nicola Giua.

"Più gli studenti crescono, più acquistano la consapevolezza della totale inutilità di questi test e più è facile per loro boicottarli con prestazioni negative. Ma questi risultati", ribadisce, "non hanno nessuna attendibilità scientifica".

E spiega il perché: "La Sardegna è la regione che ogni anno registra la più elevata percentuale di boicottaggio di questi test. Quest'anno, per esempio, ci sono state classi da 25-30 alunni in cui hanno svolto la prova appena due-tre, quattro studenti al massimo. Anche loro stati censiti, ma che valore ha utilizzare il risultato di pochi e mischiarlo con quello di un sistema?".

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