Non bastavano le difficoltà e le tante preoccupazioni di una gravidanza a rischio. Roberta Pontis, 35 anni, medico legale, cagliaritana, ha dovuto subire quella che ritiene un'incredibile ingiustizia: licenziata dall'Inps per non aver potuto rispettare, proprio perché in gravidanza a rischio, quanto prevedeva il contratto a tempo determinato - per tre anni - firmato dopo aver vinto il concorso con l'Istituto nazionale di previdenza sociale.

Nel maggio del 2016 ha preso servizio. "Come consulente esterna, ma con regolare badge e ordini di servizio dell'Inps", racconta Roberta, "avrei dovuto effettuare almeno venticinque ore settimanali nella sede di Oristano. Una volta rimasta incinta, il mio ginecologo mi ha messo in gravidanza a rischio. Era l'agosto dell'anno scorso. Ho comunicato tutto al mio referente. Il 30 novembre mi è arrivata la lettera di contestazione che mi comunicava il licenziamento".

Cosa ha provato?

"Una rabbia incredibile e un dispiacere enorme. Ho pensato: ma come, proprio l'ente che dovrebbe tutelare i lavoratori e le categorie protette, mi licenzia? Di fatto il contratto mi obbligava a fare venticinque ore settimanali, cento mensili. Ma come avrei potuto vista la gravidanza a rischio?"

Non aveva alcuna tutela?

"No. Nell'autunno del 2015 ho partecipato al concorso nazionale dell'Inps per medici legali. Sono entrata nella graduatoria e il 10 maggio ho firmato il contratto come consulente esterna a Oristano. Avevo orari stabiliti per partecipare alle commissioni e per effettuare le visite di controllo negli ambulatori. Ero, come tanti altri, una professionista considerata dipendente ma che veniva pagata a ore, con fattura. Contributi e Iva erano a carico mio. E se non potevo andare al lavoro, non prendevo un euro".

Quando ha saputo di essere incinta, cosa ha fatto?

"Il mio ginecologo, visto il mio stato e un mio precedente, mi ha messo in gravidanza a rischio. Ho immediatamente avvertito il mio responsabile a Oristano. Il contratto non prevede nessuna procedura particolare. Le ore non lavorate le avrei potute recuperare dopo il parto. Avevo ricevuto garanzie in questo senso".

Non è più tornata al lavoro?

"Il 10 ottobre, ancora incinta e con la gravidanza sempre a rischio, ho ripreso il mio posto. Non ricevendo stipendio avevo comunque bisogno di lavorare. Andavo due volte alla settimana e ho chiesto di poter svolgere anche alcune ore nella sede di Cagliari, per raggiungere le ore richieste e recuperare eventualmente anche le altre".

La risposta?

"Il 28 novembre sono stata licenziata con effetto dal 30. Mi è arrivata la contestazione per non aver svolto le ore previste dal contratto".

Il mondo le è crollato addosso?

"Mi sono trovata al quinto mese di gravidanza senza un lavoro. Ho pensato al mio futuro e alle rinunce che avevo fatto nell'accettare il posto all'Inps: c'erano molte incompatibilità e avevo, con convinzione, puntato su quel posto. Invece sono stata licenziata, di fatto, perché incinta proprio dall'istituto che mi avrebbe dovuto tutelare".

Cosa ha fatto?

"Ho contattato i responsabili dell'Inps, da quello nazionale fino a quello provinciale, passando per il regionale. Ho scritto mail e lettere attraverso il mio legale. Non ho mai ricevuto risposte. Solo una volta, nel dicembre del 2016, sono stata chiamata dal responsabile delle risorse umane di Cagliari: ho portato tutta la documentazione relativa alla mia vicenda. Mi avevano anche tranquillizzata. Invece nulla. Il 14 aprile 2017 è nata mia figlia: sono arrivata a sperare che fosse un maschietto visto il contesto sociale che purtroppo ancora oggi penalizza noi donne".

Questa la storia di Roberta, una vicenda che la nuova direttrice regionale dell'Inps, Cristina Deidda, conosce molto bene nonostante abbia preso l'incarico da quattro mesi. "Dal punto di vista amministrativo", spiega la direttrice, "l'ente ha agito correttamente. Se le ore previste dal contratto non vengono lavorate, c'è la possibilità della risoluzione del rapporto. Ma la maternità, dal mio punto di vista, deve essere rispettata e tutelata. Per questo ho attivato una procedura interna per verificare se ci siano le condizioni per rivedere il provvedimento". Non resta che attendere.

Matteo Vercelli

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