Un bimbo strappato al padre per essere affidato ai servizi sociali. In un video viene ripreso il momento in cui il piccolo, gridando a squarciagola, manifesta tutto il suo dolore.

COMITATO PER I DIRITTI UMANI - Lo rende noto l'associazione CCDU Onlus (comitato dei cittadini per i diritti umani) che racconta di una vicenda esaminata dal tribunale di Tempio Pausania, che si è rifiutato di far tornare a casa il minore sostenendo che nella struttura in cui è stato portato, "dopo un primo momento di timidezza e disorientamento, si è gradualmente adattato alla nuova situazione, riuscendo a socializzare e a rapportarsi in modo adeguato sia con gli operatori sia con gli altri ospiti". Per Paolo Roat, responsabile Nazionale Tutela Minori del CCDU Onlus, le cose non starebbero così.

I FATTI - Nella relazione stilata durante l'allontanamento, vengono ripercorsi quei momenti. Il bimbo, si legge, "era agitatissimo e appariva già informato del fatto che lo avremmo portato via; è corso nell’altra stanza e urlava, si aggrappava alla nonna. Essendo molto agitato si aspettava che si tranquillizzasse per far sì che capisse che non eravamo lì per fargli del male. Ad un certo punto ha detto: 'Papà scusami, ti chiedo perdono, non ti lascio, io voglio stare con te!'. Il bambino urlava attaccato al collo del padre, troppo agitato perché potessimo portarlo via. Cercava di non guardarci mentre l’operatore lo prendeva in braccio per portarlo fuori, si riagganciava il collo del padre. In un secondo momento il bambino è stato preso dall’operatore e staccato dal padre".

Secondo i documenti prodotti dalla Casa famiglia che lo ospita, depositati in tribunale, "il piccolo sente profondamente la mancanza del padre, di notte ha incubi e crede di dover scontare una punizione per qualcosa di sbagliato che ha commesso in precedenza". Anche le telefonate col genitore sono state ridotte, segnala il CCDU, perché dopo le comunicazioni il bimbo appariva ancora più malinconico.

IL PADRE - "Da quando è stato allontanato mi è stato permesso di sentirlo al telefono cinque minuti al giorno. Poi le telefonate sono state decurtate a tre la settimana. Il bambino chiede aiuto, sta male, vuole tornare a casa, è sofferente e questa sofferenza viene anche descritta dalle persone della comunità. È molto attaccato a me e ne soffre la mancanza, oltre ovviamente all’insolita e inverosimile situazione nella quale si è ritrovato senza alcuna colpa. A oggi, ho visto mio figlio per quattro ore in tre mesi", è il racconto del padre, che ha quindi deciso di rivolgersi al Tribunale per i Minorenni di Cagliari. Il tutto nasce dalla separazione conflittuale tra i genitori: secondo il perito interpellato dal giudice, nel minore sono stati rilevati "contaminazione e condizionamento del pensiero da alienazione genitoriale con sentimenti di rifiuto, rabbia, aggressività verso la figura materna e l'ambiente di vita pregresso che il minore esprime come 'pensatore indipendente'".

DECISIONI DEL TRIBUNALE - Il tribunale ha ordinato l'allontanamento, "in contrasto - spiega il CCDU Onlus - con la sentenza della Cassazione n. 6919 dell’8 aprile 2016, che ha enunciato il seguente principio di diritto: 'In tema di affidamento di figli minori, qualora un genitore denunci comportamenti dell'altro genitore, affidatario o collocatario, di allontanamento morale e materiale del figlio da sé, indicati come significativi di una PAS (sindrome di alienazione parentale), il giudice di merito è tenuto ad accertare la veridicità in fatto dei suddetti comportamenti, utilizzando i comuni mezzi di prova, tipici e specifici della materia'".

Per Roat "siamo di fronte all’ennesimo caso in cui un tribunale decide sulla base di quanto sostenuto dal consulente senza alcuna reale istruttoria. Le vittime di questo appiattimento sulle perizie psichiatriche sono i bambini. Ci auguriamo che questo bambino possa ottenere verità e giustizia, e che si ponga fine all’esclusivo affidamento sulle perizie psichiatriche/psicologiche – per loro natura soggettive e opinabili – e si ribadisca la necessità per il giudice di riappropriarsi del suo ruolo di perito dei periti".

L'AVVOCATO DELLA MADRE - Dura presa di posizione dell'avvocato Giommaria Uggias sul caso del piccolo tolto al padre e affidato a una casa famiglia.

Uggias assiste la madre del bambino e interviene dopo la diffusione del filmato che mostra le fasi dell'allontanamento del minore dall'abitazione del padre, avvenuto alla fine dello scorso febbraio.

"La madre non ha mai autorizzato la diffusione di queste immagini (diffuse dallCCDU Onlus - comitato dei cittadini per i diritti umani - ndr) e noi non siamo stati sentiti. Agiremo in tutte le sedi contro questa operazione che colpisce e danneggia soprattutto il bambino. Il fatto che sia stato il padre a diffonderle, dimostra la sua inadeguatezza al ruolo di genitore. Confermando le valutazioni del consulente del Tribunale di Tempio".

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