Per la prima volta in 40 anni la Sardegna non aveva i suoi stand alla Fieracavalli di Verona, rassegna di rilievo internazionale.

E per la prima volta, nel 2016 nell'Isola non si sono tenute le prove attitudinali e morfologiche dei puledri da avviare alle competizioni sportive.

Il fatto è che il servizio Agris - cui sono rimasti gli stracci del defunto Istituto di incremento ippico - senza più tecnici né budget adeguato non ha potuto organizzare le selezioni.

Esame e pagelle che nel mondo dell’ippica precedono l’avviamento alle competizioni, l’iscrizione alle gare in calendario. Accade così che i puledri restino negli allevamenti a pascolare come cavalli in pensione, e se a tutto ciò si aggiunge la crisi degli ippodromi, i montepremi dimezzati, i premi in palio che non ripagano gli allevatori neanche delle spese, si capisce perché il settore è allo sfascio.

"Ma in Sardegna è stato fatto di più - dice Cristina Volta, 62 anni, macomerese, allevatrice con maneggio tra Gavoi e Lodine -. È stato distrutto un patrimonio: il talento e la forza del cavallo angloarabo erano una ricchezza costruita nei decenni dai singoli allevatori e dall’Istituto di incremento ippico".

Oggi su L'Unione Sarda l'intervista completa
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