Il generale Mario Mori, ex comandante del Ros, e il colonnello Mauro Obinu, attualmente in servizio all’Aisi (ex Sisde), sono stati assolti dalla Corte d’appello di Palermo nel processo riguardante la trattativa Stato-mafia.

Non sono stati complici del boss Bernardo Provenzano e non hanno messo in atto alcun favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra: questo hanno deciso i giudici riuniti nell’aula bunker del carcere di Pagliarelli.

I due ufficiali erano accusati di aver mandato in fumo, il 31 ottobre 1995, un’importante missione nel corso della quale poteva esserci la tanto attesa cattura del superlatitante Provenzano.

A ricostruire quella giornata è stato il colonnello Michele Riccio, ma la Corte non ha creduto alla sua versione e, in primo grado, avevano assolto i due imputati perché “il fatto non costituisce reato”.

Entrambi oggi non erano presenti in aula e, in precedenza, avevano rinunciato alla prescrizione, scegliendo di essere giudicati nel merito.

"Questa assoluzione è un ulteriore passo in avanti per dimostrare che la mia totale innocenza rispetto alle accuse che mi vengono da più parti e soprattutto mi restituisce l'onorabilità come uomo e come ufficiale a cui tengo moltissimo. Sono estremamente soddisfatto dell'esito di questo processo", è stato il commento, nel corso di un'intervista in esclusiva a Lookout News, del generale Mori.

Diverso il tenore delle dichiarazioni rilasciate da Vincenzo Agostino, padre di Antonino, poliziotto ucciso dalla mafia nel 1989 insieme alla moglie: "La legge non è uguale per tutti. Il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu sono degli 'intoccabili', come i politici, e cane non morde cane". "Sono dei graduati - ha aggiunto - e non pagano mai il conto, gli unici a pagare sono gli 'scassapagghiari' (i poveracci, ndr). Quelli che hanno fatto davvero del male all'Italia non pagheranno mai".

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