R azzismo e sessismo sono piaghe ancora da estirpare. Ma le battaglie di civiltà talvolta cadono in eccessi. Come la stupefacente dichiarazione della pur brava chef stellata Cristina Bowerman secondo la quale «saltare la pasta in padella è un rito maschilista, una prova da macho», come se per maneggiare una padella servisse un palestrato. Tal Octavian Sovre, invece, rumeno, assistente di linea (che allo stadio Acquedotto di Sassari chiamavamo con sottile disprezzo “segnalino”), è stato massacrato perché per indicare all'arbitro un esagitato calciatore in panchina (quindi con la tuta e la cuffietta in testa perché faceva freddo) durante una gara di Champions lo ha definito «negru». Apriti cielo. Partita sospesa, inchiesta, gogna mediatica. Per poi scoprire che in rumeno «negru» significa nero. Come tutti noi indicheremmo una persona di colore. Ma Octavian non poteva passarla liscia ed ecco che è stato rimesso sul banco degli imputati perché, alla fine di un'altra partita, ha chiesto l'autografo al famoso calciatore Haaland. «È un venduto», l'accusa. Poi la presidente di una Ong rumena ha spiegato: «Octavian è un volontario della nostra associazione, gli autografi vanno all'asta per raccogliere fondi destinati ai bambini autistici». Razzismo e poca sportività? Falsità. Fa pure rima.

IVAN PAONE
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