È una lenta agonia o un segnale di vita - inatteso - dal pianeta Cagliari? Inter-Cagliari si presta a due tipi di lettura. La prima è quella di aver sorbito una minestrina riscaldata, con il piatto spazzato via dalla rete di Darmian e condita dall'errore difensivo. Oppure possiamo leggere i 77 minuti di resistenza, possesso palla e massima applicazione, e pensare a una squadra ancora viva, che crede ancora nell'impresa della vita a otto giornate dalla fine, quella vera. La fallimentare stagione del Cagliari passa anche attraverso la gara di ieri, la quarta sconfitta di fila, la settima nelle ultime dieci, un declino inesorabile proprio nel passaggio decisivo del campionato. Un (altro) passo falso nello stadio malinconicamente deserto della prima della classe, questa macchina quasi perfetta allestita da Conte e dalla quale sono scesi prima Godin e poi Nainggolan, portandosi appresso i loro contratti pesantissimi e le loro valigie piene di speranze.

Nella pancia del tifoso c'era poco spazio per sognare un blitz a San Siro, viste le delusioni in dosi massicce arrivate quest'anno. Le vogliamo ricordare? La sconfitta col Genoa, il pareggio del Sassuolo al 94', il passo falso con la Lazio pur giocando bene, l'Atalanta che passa all'Arena al 90', il Toro che vince a Cagliari con un colpo di testa di Bremer. Nel mezzo di un cammino zoppicante, le due vittorie firmate da Semplici e da una squadra che sembrava rimessa a fuoco, capace di mettere sotto il Crotone (che fatica) e il Bologna

A Genova con la Samp succede di tutto, poi Nainggolan la rimette in piedi al 96'. Con la Juventus è la tempesta perfetta, poi lo Spezia assesta due ceffoni a una squadra in caduta libera, non bastano la reazione finale e un gol annullato a Joao. La sconfitta della settimana scorsa col Verona è stata tremenda, l'immagine di un lento e inesorabile scivolare mentre le altre - bene o male - si tengono a galla. Il cambio di passo non sembra essere in agenda, seppure il Cagliari sappia giocare a calcio almeno fino all'area avversaria: dopo regna la paura, il forse la buttiamo dentro. La partita di ieri ci lascia alcune immagini che fanno capire meglio cosa sia successo: l'esultanza isterica di Conte dopo il gol, l'eccessiva affabilità di Nainggolan a fine gara, in mondovisione, proprio lui, così abile nel capire cosa non gradisca il tifoso dopo un'altra sconfitta. Mancano otto partite a fine corsa, dopo una stagione così terribile il Cagliari non si merita un'agonìa.

Enrico Pilia
© Riproduzione riservata