S i apre, si chiude, si riparte, si frena. Il giallo è scomparso dalla tavolozza di Speranza, il cui pennello si tinge soltanto d'arancione e di rosso. Il suo quadro è monocromatico, deprimente. Il gradimento di Draghi è in ribasso, inversamente proporzionale alla rabbia di chi sta perdendo sicurezza, serenità, salute. L'economia frena, le serrande si abbassano, i consumi calano, la Caritas aggiunge posti a tavola. Il governo di oggi non riesce a far dimenticare i guasti del governo di ieri. Gli si chiede l'impossibile: una rinascita immediata, tutti vaccinati, tutto aperto, libera uscita, vacanze dove vuoi. Si invoca un rapido ritorno al passato quando il Covid non aveva ottenuto dalla sua madre patria Cina il passaporto internazionale. Draghi non può fare il Drago perché la maggioranza bulgara che lo sostiene è una palla al piede. Lo costringe a barcamenarsi, a fare cose che di sua iniziativa non farebbe. E che invece ha fatto. A cominciare dalla nomina di alcuni ministri, che i partiti gli hanno imposto. Per esempio Di Maio. Il guaglione si era preso la libertà di andare, solo e senza rete, a fare l'acrobata in Libia. Ha dovuto rincorrerlo, lo ha preso per un orecchio e lo ha riportato nel suo alloggio. Che non è più lo stadio San Paolo di Napoli ma, incredibile a dirsi, è la Farnesina.

TACITUS
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