H a cominciato il presidente americano Joe Biden dando dell'assassino al presidente russo Vladimir Putin, un gesto che rischia di far precipitare al livello più basso dopo la guerra fredda le relazioni tra Stati Uniti e Russia. Ha proseguito il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, che aprendo il summit Usa-Cina tenuto nei giorni scorsi ad Anchorage in Alaska ha accusato la controparte cinese di minacciare la stabilità globale. Il capo della diplomazia di Pechino, Yang Jiechi, ha replicato a muso duro, accusando gli americani di aver mantenuto una «mentalità da guerra fredda» e dichiarando che i cinesi «sono pronti a misure dure in caso di ingerenze americane».

Dopo molti anni di gelo, il primo contatto diretto tra le due superpotenze rischia a sua volta di far precipitare ai minimi termini le relazioni tra Stati Uniti e Cina. L'idea del summit era maturata dopo la telefonata tra Joe Biden e Xi Jinping, lo scorso 10 febbraio. Due ore di conversazione nella quale, stando al resoconto diffuso dalla Casa Bianca, i due leader hanno constatato di essere in disaccordo quasi su tutto. Tuttavia, Biden e Xi Jinping hanno aperto alla possibilità di incontrarsi a breve, tant'è che un possibile appuntamento viene ipotizzato per il 22 aprile, a margine della conferenza sul clima voluta dal presidente americano.

Cosa sta succedendo nella politica internazionale tra le grandi potenze globali? Secondo il politologo americano Ian Bremmer, non c'è nulla di sorprendente.

L 'attenzione di Biden e dell'opinione pubblica americana è ora concentrata sugli affari interni: la lotta contro il Covid, la ripresa economica, il lavoro, l'immigrazione che sta diventando una crisi difficile da gestire. Con la Russia, e con la Cina, i rapporti sono pessimi. Non è una novità e non ci sono grosse differenze tra democratici e repubblicani sull'atteggiamento duro da tenere verso Mosca e Pechino. Per Massimo Gaggi, corrispondente dall'America del Corriere della Sera, gli spazi possibili di dialogo sono minimi, ma non andrà molto peggio, non ci sarà una guerra. «Putin ha fatto l'errore di interferire nelle elezioni americane. Voleva dimostrare di poter colpire in modo non convenzionale, senza pagarne le conseguenze. E ora Biden non può fargliela passare liscia. Putin pagherà un prezzo. Forse molto elevato: la cancellazione del gasdotto Nord Stream, strategico per l'influenza russa sull'Europa». Secondo Angelo Panebianco, è lecito chiedersi se dopo le Amministrazioni di Obama e di Trump, che, in modo diverso, avevano preso atto del declino americano, Biden non rappresenti l'epoca dell'illusione: «una sorta di estate indiana, una breve fase in cui l'America sembra recuperare il passato ruolo egemonico ma che precede un ulteriore, definitivo, indebolimento di potenza». Senza contare il fatto che scegliendo il contenimento simultaneo delle due super-potenze rivali, Biden potrebbe spingerle a coalizzarsi.

Ma volendo essere ottimisti, a noi europei conviene ipotizzare che la strategia americana sia lucida, che la nuova amministrazione Biden stia facendo un calcolo realistico delle proprie forze e di quelle delle potenze rivali e che sia nel giusto dare per scontato che Russia e Cina per molte ragioni non possano fare un'alleanza strategica. «Forse è solo una forma di wishful thinking (scambiare i propri sogni per realtà) ma a noi europei, e italiani in particolare - conclude Panebianco -, conviene credere nella lucidità e nella razionalità delle scelte statunitensi».

La ragione è che abbiamo bisogno degli americani. A causa di una prolungata inerzia dell'Italia, infatti, il Mediterraneo è diventato un mare pericoloso, con i russi e i turchi che stazionano davanti alle porte di casa, dandosi l'aria da padroni e compromettendo i nostri vitali interessi energetici e, più in generale, i nostri interessi economici di Paese posto al centro del Mediterraneo. L'affare dell'ufficiale italiano che ha venduto “segreti” alla Russia, in questa chiave, è inquietante.

BENIAMINO MORO
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