C erte infanzie non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Accusato da Biden di essere un killer, Putin ieri ha replicato che «chi lo dice lo è».

Salutiamo il nuovo linguaggio delle relazioni internazionali, finora così rituali e inamidate. Accanto a espressioni datate tipo peacekeeping e humanitarian aid, il Palazzo di Vetro dell'Onu echeggerà formule come “I'll tell the teacher” e “See you outside” (per i più renziani: lo dico alla maestra e ci vediamo fuori). È una regressione, certo, ma ha senso. A parte la tenerezza che siamo biologicamente costretti a nutrire per loro, i bambini sono gentaglia. Egoisti, irascibili e maneschi, interessati solo a se stessi e ai familiari, detestano cordialmente le regole. Cutolo, praticamente, ma in tutina. Quindi Putin che bambineggia è folklore politico o gelida ostentazione? Sì, poi lo zar ha spiegato che «vediamo sempre in un'altra persona le nostre qualità e pensiamo che essa sia come noi e basandoci su questo diamo la nostra valutazione». Ma questi psicologismi spiccioli bastano a chi è così ipocrita da farseli bastare. L'accusa di Biden resta. Chiediamo a Navalny o ai colleghi di Politkovskaja che birba è il Putin con cui flirta molta destra italiana: questo conta, non che tiri in ballo i neuroni-specchio (senza ritorno, ovviamente).

CELESTINO TABASSO
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