V ivere nella contemporaneità sempre connessa è un paradosso: consumiamo le notizie senza più riuscire a immaginare il futuro. È come se l'istante fosse cristallizzato, un'esistenza senza domani. È l'effetto dei social media, la distruzione della complessità. Questo è lo scenario della pandemia. Il testo e il contesto sono sganciati dai fatti al punto che negli ultimi giorni siamo giunti al paradosso del vaccino che viene temuto più del virus. Il bene scambiato con il male. Siamo dentro l'assurdo, ma questa è la storia di AstraZeneca.

La semplice verità del vaccino (non mette al riparo da tutti i mali, è uno scudo per il solo coronavirus, una difesa eccezionale) viene percepita come un problema e non l'unica soluzione possibile, il miracolo della scienza che in un anno ha trovato l'antidoto efficace (tre vaccini in America, uno in Europa, due in Cina, uno in Russia e molti altri in rampa di lancio, ne saremo inondati e avremo bisogno di molti altri perché ci saranno altre pandemie) non basta. L'uomo occidentale oggi pretende l'impossibile, l'immortalità. La morte del sacro ha finito per illudere le masse sulla conquista dell'eternità in terra.

Il vaccino di AstraZeneca (il risultato della prima accademia del sapere mondiale, l'università di Oxford, la seconda più antica del mondo - la prima è quella di Bologna, anno 1088) rappresenta oggi la metà dei 26 milioni di dosi di vaccino somministrate nel Regno Unito.

M a questo non basta a convincere i neo-scettici che siamo di fronte al più chiaro, ampio e straordinario test di efficacia del farmaco realizzato - a beneficio di tutti - dal governo britannico guidato da Boris Johnson. AstraZeneca è un'industria di livello assoluto, frutto di un racconto lungo un secolo, fa parte della storia dell'impero britannico.

La campagna di vaccinazione è la nostra unica arma a disposizione contro il coronavirus, non ne abbiamo un'altra. Il governo di Mario Draghi è nato con questa missione possibile. E l'Italia non può permettersi di fallire, siamo un Paese fragile, la nazione più vecchia del mondo insieme alla Germania e al Giappone. Nei prossimi 5 mesi dovremo inoculare circa 80 milioni dosi di vaccino. E ogni giorno celebriamo nascite e diciamo addio a qualcuno che ci lascia. Ogni anno muoiono (dati Istat, 2017) in Italia oltre 230 mila persone per malattie del sistema cardiocircolatorio, 186.495 sono i decessi per tumore, 52.905 sono i morti per problemi respiratori, 30.404 muoiono per malattie del sistema nervoso, 29.199 per malattie endocrine e metaboliche. La lista è lunghissima, è quella dell'inizio e della fine della nostra esistenza. Il vaccino in questa sceneggiatura ci protegge dal coronavirus, non dall'infarto miocardico acuto (22.056 morti) o dal tumore maligno al fegato-pancreas (21.305 morti). Il dottor Carlo Palermo, segretario dell'Anaao, il sindacato dei medici ospedalieri, l'altro ieri mi ha raccontato come «ogni giorno in Italia abbiamo una incidenza di 160 casi di tromboembolia e 350 di infarto miocardico acuto. Quanti di questi eventi si manifesteranno dopo l'inoculo del vaccino? Statisticamente è una probabilità elevatissima». I fatti, la realtà.

La psicosi dilaga e pochi sembrano in grado di riflettere su una cosa semplice e inesorabile: ogni giorno nascono e muoiono milioni di persone. Nel 1951 la popolazione della Terra era di circa 2,5 miliardi di persone, nel 2020 è balzata a 7,7 miliardi, secondo le proiezioni dell'Onu nel 2030 saremo 8,5 miliardi, nel 2050 il numero toccherà quota 9,7 miliardi e nel 2100 saremo 11 miliardi. Uomini, donne, bambini. Le nuove nascite tra il 2030 e il 2035 saranno circa 140 milioni all'anno e i morti circa 72 milioni all'anno. Assisteremo all'ascesa e al declino di nuove e vecchie potenze, la scienza continuerà il suo viaggio nel futuro. L'uomo continuerà a crescere, moltiplicarsi e... morire. Questa storia meravigliosa cominciata 3,2 milioni di anni fa con la nostra progenitrice, Lucy, la prima mamma, l'Australopithecus afarensis scoperto in Etiopia nel 1974, è la nostra storia. Procede a balzi, è l'ordinario-straordinario del romanzo dell'uomo e della donna, il nostro ieri, oggi e domani.

Siamo piccoli e presuntuosi quando pensiamo di poter sopravvivere a tutto questo. Nel bel mezzo della nostra esistenza c'è l'imprevisto, il meraviglioso e l'orrore: grandi scoperte, nuovi orizzonti, piaghe bibliche, guerre, catastrofi naturali, il movimento immenso del cosmo. L'Antica Roma sembrava invincibile, l'Egitto era la patria dell'astronomia, la Grecia fu la culla della filosofia, l'Antica Babilonia era lo splendore dei suoi giardini pensili, l'impero britannico era considerato eterno e poi venne l'America e oggi riemerge la Cina.

Attendiamo il giudizio dell'Ema domani, preghiamo che confermi la qualità del vaccino di AstraZeneca (perché il contrario sarebbe una sciagura) e andiamo avanti. Ci saranno altri miliardi di questi giorni su un calendario (in)finito e forse un domani i figli dei figli dei nostri figli vedranno l'alba su un altro mondo.

MARIO SECHI

DIRETTORE DELL'AGI

E FONDATORE DI LIST
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