D a un po' di tempo arrivano al governo dei garbati inviti perché inserisca i giornalisti fra i soggetti da vaccinare in fretta. Subito dopo medici e pazienti a rischio o magari, come secondo la denuncia di Fanpage avviene in Campania, addirittura prima dei disabili. Perché i cronisti stanno tra la folla, gli assembramenti vanno documentati, l'informazione serve contro le fake news e via così.

E allora chiariamo: il vaccino è un diritto, dei giornalisti come di tutti. Saltare la fila invece è un privilegio, e chi chiede privilegi poi difficilmente è credibile come paladino dei diritti collettivi. Se un cronista è fragile va vaccinato al volo. Ma perché è fragile, non perché è cronista. E poi “giornalista” vuol dire poco rispetto a “operaio”, “parroco”, “mendicante”, categorie omogenee come reddito e condizioni di lavoro. Un giornalista può essere un tipo benestante o un precario angosciato, può tuffarsi col taccuino tra i no vax o scrivere una rubrica da casa, può essere un pubblicista iscritto pure all'ordine dei notai o all'ufficio di collocamento. Un giorno ci saranno vaccini per tutti, ma non è ancora quel giorno. E passare avanti significa mandare in coda qualcun altro. Non stiamo solo raccontando tempi straordinari: li stiamo anche vivendo. Continuiamo a farlo con coraggio e dignità.

CELESTINO TABASSO
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