È già iniziata la primavera in Sardegna. Aperti bar e ristoranti, torniamo alla normalità. La zona bianca funziona anche come marketing territoriale, tant'è che sono già arrivati i primi segnali di interesse per la prossima stagione. Anche perché il resto d'Italia non se la passa bene, con Regioni che tendono al rosso, molti Comuni colpiti dalle varianti, scuole chiuse.

Una situazione idilliaca, quindi, che induce all'ottimismo, forse un passo avanti agli altri, verso l'uscita dal tunnel. Ma potremmo anche ritenere che la Sardegna, per il naturale isolamento in cui versa, data la stagione invernale, si trovi invece un passo indietro. E il peggio debba ancora venire. A questo punto cosa fare? Basterebbero poche cose ispirate al buon senso. Anzitutto velocizzare le vaccinazioni. Gli ultimi dati sono infatti deprimenti. L'Italia ha somministrato, ad oggi, solo il 70% circa delle dosi di vaccino ricevute. Ci sono dunque persone che muoiono non perché non ci sono i vaccini ma perché qualcuno sta omettendo di somministrarli. Ma non tutte le Regioni si comportano allo stesso modo. Infatti, mentre la Val d'Aosta somministra l'87% dei vaccini disponibili, la Campania il 76%, la Sardegna è ferma al 56%. Una dose su due viene dunque tenuta in frigo per inefficienza del sistema regionale.

È una situazione paradossale. Anche perché, se lasciamo svanire la condizione ottimale che abbiamo in questi giorni in Sardegna, ci troveremo a vaccinare nel pieno della ripresa dei contagi, con quindi un esponenziale aumento delle varianti sul territorio.

Altra questione: i tamponi. Perché continuare a tenere i test rapidi, ormai disponibili in tutte le farmacie, riservati al solo personale sanitario? Richiedere l'esito di un test svolto nelle 48 ore precedenti a chiunque voglia entrare in un locale, una palestra, un museo permetterebbe infatti di ridurre molto il contagio e tenere aperti gli esercizi, non vi pare? Del resto, per quanto tempo ancora continueremo a tollerare che lo Stato, certificata da esso stesso la negatività al virus di una persona, le impedisca di muoversi liberamente e le imponga il coprifuoco notturno? Ultima questione: sembra che la Regione Sardegna stia finalmente organizzando un sistema di ingressi controllati. Non più regalando un “beni benius” a chiunque, mediante risponditore automatico, ma imponendo test rapidi all'arrivo sull'isola. Finalmente una buona notizia, con un anno di ritardo ci siamo arrivati. Meglio tardi che mai. Attenzione però, all'arrivo sull'isola con quale mezzo? Nel frattempo, infatti, Air-Italy non esiste più. Alitalia non è in grado di sostenersi. La continuità territoriale è scaduta e i nuovi bandi non sono stati ancora aggiudicati. Senza contare la condizione comatosa dei bilanci delle società di gestione aeroportuale. Non sarà mica che, risolta (se lo sarà mai) l'emergenza sanitaria, entreremo in emergenza trasportistica?
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