T re giorni fa l'Istat ha pubblicato i dati ufficiali degli effetti nefasti della pandemia sulle principali variabili macroeconomiche. Dati che certificano come l'economia italiana nel 2020 sia tornata ai livelli di reddito del 1997, di fatto azzerando la crescita intervenuta negli ultimi 23 anni. Il Pil ai prezzi di mercato è stato di 1.651 miliardi di euro, con una diminuzione del 7,8% rispetto al 2019, ma la caduta del reddito in termini reali, cioè a prezzi costanti, è stata ancora maggiore, dell'8,9%.

A trascinare tale caduta, ha precisato l'Istat, è stata soprattutto la domanda interna, mentre quella estera (le esportazioni) e la variazione nelle scorte hanno fornito un contributo negativo più limitato. Dal lato della domanda interna, si è verificato un calo dei consumi del 7,8% e degli investimenti lordi del 9,1%, mentre i flussi con l'estero hanno registrato una diminuzione del 13,8% delle esportazioni e del 12,6% delle importazioni. Dal lato dell'offerta di beni e servizi, invece, si sono verificate cadute marcate del valore aggiunto nelle attività manifatturiere e in alcuni comparti del settore terziario, in particolare nelle attività commerciali. Nel dettaglio, si è registrato un calo del 6% in agricoltura, dell'11,1% nell'industria in senso stretto, del 6,3% nelle costruzioni e dell'8,1% nelle attività dei servizi.

All'interno dell'Unione europea, la situazione italiana è tra le più drammatiche, soprattutto a causa dell'elevato debito pubblico.

Q uesto, a sua volta, è aumentato raggiungendo i 2.569 miliardi, pari al 155,6% del Pil. A confronto con la situazione debitoria del 2019 (134,6% del Pil), il nostro debito pubblico è aumentato in un solo anno di 21 punti percentuali. Tale balzo è dovuto non solo ad un aumento dell'indebitamento nominale (il numeratore del rapporto debito/Pil), che non ha più trovato ostacoli dopo la sospensione dei vincoli di bilancio europei, ma in larga misura è dovuto proprio al forte calo della ricchezza prodotta e alle misure straordinarie adottate dal governo per fare fronte agli effetti negativi prodotti dalla pandemia.

A cascata, l'indebitamento delle Amministrazioni pubbliche ha registrato un netto peggioramento rispetto al 2019 per la caduta delle entrate e per il consistente aumento delle uscite, dovuto a sua volta alle misure di sostegno introdotte per contrastare gli effetti della crisi pandemica su famiglie e imprese. In particolare, l''ndebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche rispetto al Pil ha raggiunto il valore record del -9,5%, a fronte del -1,6% del 2019. Di conseguenza, non solo si è azzerato l'avanzo primario (indebitamento netto meno la spesa per gli interessi sul debito pubblico) del 2019 (+1,8% del Pil), ma questo è diventato negativo, per un valore pari a -6% del Pil.

Tra gli effetti della pandemia si registra anche l'aumento della pressione fiscale complessiva al 43,1% (ossia l'ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil), un dato legato alla minore flessione delle entrate fiscali e contributive (-6,4%) rispetto a quella del Pil (-7,8%).

Una situazione più o meno drammatica come quella italiana caratterizza anche gli altri paesi dell'Unione europeqa, dove la ripresa è ancora contraddistinta da grande incertezza. Ciò giustifica la scelta della Commissione di continuare a sostenere le politiche economiche espansive degli Stati membri, mantenendo per il momento la sospensione del Patto di stabilità, come in più occasioni ha sottolineato il commissario Ue all'Economia Paolo Gentiloni.

Eventuali modifiche verranno prese in considerazione a maggio, dopo le previsioni economiche di primavera, ma l'orientamento sarebbe quello di mantenere la sospensione del Patto anche il prossimo anno, per consentire un ritorno graduale alla normalità.

La discussione della revisione delle regole di bilancio è invece rimandata a dopo l'estate. Tuttavia, all'Eurogruppo, i ministri finanziari dell'Ue hanno già cominciato a discutere su come passare dagli aiuti generalizzati a misure più mirate. Non sarà facile elaborare una strategia perché il vecchio continente, dopo un anno, è ancora in lotta strenua contro la pandemia.

BENIAMINO MORO

UNIVERSITÀ DI CAGLIARI
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