C 'è un istante, preciso, nitido, in cui tutto gira. L'attimo che separa il passato grigio e deludente da un presente invitante. Siamo a Crotone, lo stadio è intitolato a Ezio Scida, storico capitano dei calabresi morto a trent'anni in un incidente d'auto. Il Cagliari è in sofferenza, il primo tempo - ammettiamolo - è stato uno dei peggiori delle ultime settimane. Arriva il minuto numero 53, il brasiliano Eduardo colpisce di testa e la palla - l'unica della ruvida battaglia in campo - supera Cragno. Una palombella beffarda, il portiere non trova il piede giusto, non salta neanche e osserva la parabola della sfera, una linea imprendibile. In quel momento, la stagione del Cagliari assume un colore fra il grigio e il nero, la musica sfuma, il campionato perde senso, le colorite espressioni in dialetto dei tifosi stanno per riempire i social. Invece accade che Diego Godin, titolare in tre Mondiali, uno che ha vinto quasi tutto nel pianeta, capisca che quel pallone pesa come pochi, come una mazzata. E allora si sistema davanti alla linea di porta e dice no, oggi no. Colpo di testa a spazzare via il pericolo e quell'inquietante grigio di fine corsa.

Tre minuti dopo la musica è diversa, segna Pavoletti e mentre si festeggia ancora, lo stesso attaccante di Livorno procura un rigore al Cagliari. Quel salvataggio di Godin ha fatto girare tutto, è sembrato - ci perdoneranno gli odiatori delle iperboli - che quella nuvola incombente sul Cagliari, su questa squadra così speciale e così dimessa fino a ieri, sia sparita in quell'attimo.

La squadra riprende a girare, le gambe e la testa diventano un motore, Ounas prende il palo, Cragno tira via un palla dall'incrocio dei pali, una di quelle parate che non dimenticheremo facilmente. E poi quel capannello finale che fa molto Prima categoria, l'allenatore-papà che prende per mano i ragazzi. Niente di meglio aspettavano i tifosi del Cagliari, una popolazione costretta fuori dallo stadio da un virus maledetto che ha dovuto aspettare sedici giornate - pazzesco - per ritrovare il sorriso. Anche chi non segue il calcio ha capito che evitare la retrocessione in Serie B sarà durissima, servono diverse imprese come quella di ieri, quei momenti-chiave che possono realmente cambiare un percorso, una strada, una stagione. Nessun miracolo di Semplici, la cura prosegue, non basta ancora quello che si è visto ieri allo Scida, ma la luce non è spenta, anzi. Per fortuna c'è poco tempo per riflettere, perché fra 48 ore il Cagliari torna in campo. La bellezza del calcio.
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