U n discorso in grigio. Che in politica non è - come qualcuno pensa - il colore della mediocrità, ma quello del tono medio, dell'undestatement, della moderazione, del sottointeso. Una serie di parole semplici dritte, non divisive: «L'Unità è un dovere». E poi: «Il virus è nemico di tutti». E quindi l'immagine più forte: «Bisogna ricostruire come nel dopoguerra». Il primo discorso parlamentare di Mario Draghi, è - sorprendentemente - riassumibile con un colore. Che è anche uno stile, una abitudine, una identità, il fumo di Londra, che può diventare un abito di eleganza.

I eri il nuovo presidente del Consiglio ha parlato al Senato ma soprattutto al Paese. E lo ha fatto, volutamente, cercando di districarsi senza prendere parte, fra il Bianco e il Nero dell'Italia politica. Draghi nei primi minuti ha dato una leggera staffilata alla Lega, un tempo sovranista ed euroscettica, e oggi neo-europeista, Giorgettiana, e redenta: «Sostenere questo governo - ha detto il presidente del Consiglio - significa condividere l'irreversibilità della scelta dell'euro, condividere la prospettiva di un'Unione Europea sempre più integrata, che approderà a un bilancio pubblico comune».

Ma non era un vero e proprio sfregio, questa battuta, uno schiaffo in faccia. Sembrava piuttosto un formula di penitenza recitata ad alta voce, da un padre confessore ad un fedele desideroso di assoluzione. E poi, ovviamente, Draghi ha dato un buffetto anche ai suoi sostenitori della maggioranza giallorossa: «Ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole». Era un modo per dire che il governo precedente non lo aveva fatto. Ma non era un atto di accusa recitato con il dito puntato, anche questo, era piuttosto un esorcismo sussurrato contro la tentazione del peccato. Perché è esattamente questo il colore grigio che cerca di smontare il conflitto del Paese in cui il centro politico non esiste più. Uno stile che nell'Italia democristiana della prima repubblica divenne persino esercizio di virtù. Era il modo di comunicare dei Rumor, dei Moro, degli Andreotti, dei Forlani e persino dei Goria. L'ultimo superstite di questa scuola, non è un caso, è Sergio Mattarella: anche in lui il grigio è una scelta di carattere e non una tinta slavata: un colore imposto, come una correzione, ad un parlamento spaccato.

Ovviamente il discorso del semitono rifugge come se fosse un vampiro le parole d'ordine scarlatte a cui ci eravamo abituati: nel discorso di Draghi non ci sono citazioni pop (solo Cavour e Papa Francesco), non si trovano parabole e immagini pensate per i social, in questo discorso, non ci sono temi divisivi, e nemmeno contratti con gli italiani: qui non trovate il Ponte sullo stretto o la sigla della Tav, sventolate come bandiere e simboli. E nemmeno il fantasma del lockdown, prospettato come una punizione. È il biglietto da visita di un governo che - dice - «è semplicemente il governo». Un governo tautologico, dunque, che non annuncia programmi, e che arriva come una tregua imposta in un conflitto. Draghi non dice prima quello che farà, ma questo non ci fa dubitare che lo farà.

Il grigio è anche il colore emotivo di questo discorso: non ci sono lacrime, né sorrisi sotto la mascherina, il testo viene letto senza improvvisare. Ogni tanto c'è qualche involontario enjambement sugli a capo (segno di una attenzione estrema al testo), c'è una sola “papera” (milioni o migliaia in terapia intensiva?) dove per Giuseppe Conte nel ruolo di suggeritore c'era Luigi Di Maio, stavolta c'è il fidato Giancarlo Giorgetti.

Poi ci sono tante immagini e tanti dati, un ritratto dell'Italia. I nuovi poveri, il numero dei nuovi disoccupati, le donne e i giovani che hanno pagato di più, il Pil che stenta da anni, la necessità di «superare la scelta delle donne tra famiglia e lavoro». È questo «lo sguardo sul Paese - dice Draghi - che consegneremo ai nostri figli e nipoti». Il grigio di queste parole d'esordio dunque sarà lo stile scelto da Draghi, ma il colore saranno le scelte, che arriveranno lungo il viaggio di questo governo. Perché, anche questo non è declamato, ma è sottinteso, il governo Draghi è nato per il Recovery fund. E lì vuole arrivare, dopo aver sbrigato questa fiducia, con lo stesso stato d'animo con cui si officia un rito.

LUCA TELESE
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