Q uesta Atalanta si poteva battere. Lo ha ammesso il suo creatore, Gian Piero Gasperini, che a fine partita ha sottolineato - con elegante sportività - che senza la magìa di Muriel, il più forte panchinaro del mondo, «chissà come sarebbe andata a finire». È in quello spazio grigio fra i chissà, i tanti se e il risultato finale che si nasconde la stagione del Cagliari. È nella distanza fra le buone intenzioni e i gol non fatti, che si profila un finale amaro. Lo stadio vuoto, la radiocronaca di Eusebio Di Francesco a bordocampo, una squadra che graffia, che lotta, che gioca indubbiamente meglio rispetto a un mese fa, poi vai a vedere il tabellino e alla fine sorridono gli altri. Lasciandoti una sensazione chiara, questa volta sì, molto chiara: il colpevole è inafferrabile, i demeriti sono di tutti e di nessuno, ha sbagliato lui ma anche quell'altro, se parliamo di difesa e attacco. Una squadra che lotta ma non sa fare male, candidata alla zona rossa fino alla fine.

Il Cagliari edizione Di Francesco è un giallo senza soluzione, con un finale che sembra già scritto, facile facile. Potevi battere la Lazio, il Sassuolo, il Genoa, perfino l'Atalanta che sta per giocarsi la stagione con il Real Madrid, poi ti ritrovi un punto in nove partite e ti aggrappi alla sfortuna, alle disattenzioni fatali, a qualsiasi cosa. Perfino ai segnali positivi, sul campo ma anche fuori. Per esempio, la straordinaria manifestazione d'affetto, o meglio, d'amore che i tifosi del Cagliari hanno messo in scena ieri all'ora di pranzo. Fuori dallo stadio ma vicini alla squadra.

Centinaia di persone, famiglie, giovani coppie, gente arrivata da ogni parte dell'Isola, tutti hanno voluto gridare alla squadra che non è finita, una passione incondizionata che non conosce cali, crisi o passaggi a vuoto. Il Cagliari ha visto, capito e ringraziato, la confortante prova sul campo è anche figlia di quelle vibrazioni arrivate nel pre-partita, con la scorta del cuore e quel bellissimo “Deu ci creu” gridato fino all'ingresso della Sardegna Arena.

Segnali che hanno uno scopo. Quello di riscrivere un finale di stagione che sembra scolpito nella pietra. Il Cagliari si deve risollevare, nella sua analisi tattica lo sottolinea bene Nisio Mascia: c'è (tanto) spazio per tornare a respirare, nonostante la mazzata tremenda di ieri, molto simile ad altre di questo campionato bellissimo al vertice ma tremendo visto dal basso. Il fascino del calcio è quello di darti quasi sempre un'altra chance. Venerdì sera, per esempio.
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