S pezia, Verona, Parma e Udinese. È la sindrome del punticino, che assume un'altra fisionomia quando lo conquisti lontano da casa, mentre nell'ex fortino della Sardegna Arena quel pareggio assomiglia a un passo falso. «Ci abbiamo provato», sussurra Di Francesco, ma ci hanno provato anche gli altri e per fortuna ti sei costruito uno dei migliori portieri d'Europa, perché quei 24 gol al passivo sarebbero potuti essere di più. Il Cagliari si risveglia dai 95 minuti velenosi con l'Udinese e scopre che il Benevento - sì, il Benevento - ha messo la freccia, che la Sampdoria, battuta sonoramente all'Arena, sta volando e che Verona e Sassuolo sembrano irraggiungibili, nonostante il campo abbia detto altro, quando te le sei trovate davanti.

Sì, il Cagliari è stato maltrattato dal virus, che ha decimato l'organico e certe volte abbiamo visto in campo una squadra ben diversa da quella allestita nei pochi giorni del mercato estivo. Ma i successi con Torino e Crotone, però, avevano ingolosito tutti, anche per la mentalità, l'identità che Di Francesco ha saputo dare a un gruppo rinnovato. Con la Sampdoria era arrivata una vittoria che aveva riportato il sorriso dopo la batosta di Bologna, nelle ultime settimane abbiamo assistito solo a sofferti pareggi conditi da due sconfitte, con Juve e Inter, passi falsi prevedibili vista la differenza di qualità. Il Cagliari diventa normale quando non esprime il suo potenziale, fatto di agonismo, idee offensive e fantasia, una normalità che ti espone a pomeriggi come quello di ieri. (...)

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