D ue minatori spingono il carrello carico di galena. Un pastore gira il latte nel paiolo. Una donna, in ginocchio, sta per accendere il fuoco: ha in mano una grande pentola, forse per preparare “sos maccarrones de sas animas”. Tra le sculture del museo dell'Igea di Sos Enattos, oggi chiuso per Covid, non c'è la Sacra Famiglia, ma sembra tanto un presepe. Il presepe della comunità di Lula. Lassù, nel cielo, oltre il Mont'Albo, quasi si intravede la stella cometa. Indica la via dello sviluppo di Lula, della Barbagia di Bitti, di tutte le Barbagie. La via dello sviluppo della Sardegna intera. Quella stella si chiama Einstein Telescope, ET, la più grande infrastruttura mai realizzata nel Pianeta Terra per ascoltare la voce dell'universo. Anche grazie al contributo scientifico delle Università di Cagliari e di Sassari e di Sardegna Ricerche, con il sostegno economico della Regione, l'Italia ha ufficializzato a settembre la proposta di realizzare nel Nuorese un osservatorio pioneristico di terza generazione per lo studio delle onde gravitazionali.

L'Einstein Telescope contribuirà in modo decisivo a migliorare la conoscenza dell'universo e dei processi fisici che lo governano. Per dirla con Michele Punturo, responsabile internazionale del progetto, «ET consentirà agli scienziati di rivelare eventi di coalescenza di due buchi neri di massa media nell'intero universo, contribuendo alla comprensione della sua evoluzione. E consentirà di vedere sotto una nuova luce l'universo oscuro, chiarendo quali ruoli giochino l'energia e la materia oscura nella struttura dell'universo».

A indicare la via, come una cometa, fu Albert Einstein. Non a caso il progetto ET è intitolato al papà della fisica moderna. A rafforzare la candidatura sarda è arrivata una pubblicazione sulla prestigiosa rivista internazionale “Seismological Research Letters”. Ma perché Lula? Perché gli studi hanno dimostrato che il silenzio sismico all'interno della vecchia miniera di Sos Enattos ha pochi riscontri al mondo. Al momento il concorrente più accreditato è il sito di Euregio Meuse-Reno, tra Belgio, Germania e Paesi Bassi.

Mentre sotto il Mont'Albo una comunità intera, con il sostegno di tanti, spalava fango e detriti, sulle piattaforme digitali, nei giorni scorsi, i più grandi scienziati del mondo parlavano di buchi neri, silenzio cosmico, neutroni, Einstein Telescope, Sardegna, Barbagia di Bitti, Lula. Una vetrina straordinaria. In gioco c'è il nostro futuro. L'Unione Sarda, anche attraverso le inchieste e gli approfondimenti di Mauro Pili, vuole far crescere la consapevolezza sul ruolo che tutti insieme - amministratori, imprese, comunità - possiamo giocare nei prossimi anni per vincere una partita che porterà a investimenti per quasi due miliardi di euro. Che triplicherebbero nella gestione di ET, un grande polo scientifico destinato ad attrarre nuove risorse per nuove ricerche.

Migliaia di posti di lavoro nel territorio, certo. Ma pensiamo anche allo straordinario ritorno di immagine per tutta la Sardegna nel mondo. Lula come Givevra. Il Mont'Albo come il Gran Sasso.

A Sos Enattos si iniziò ad estrarre metalli duemila anni fa. Lo testimonia il ritrovamento di alcune monete, risalenti al II-III secolo dopo Cristo, durante l'impero romano. Nuova vita a metà Ottocento, poi la crisi. Si ripartì nel dopoguerra, con importanti progetti di rilancio soprattutto negli anni Ottana. La miniera di Lula fu l'ultima a chiudere in provincia di Nuoro, un addio accompagnato da tante belle parole sulla riconversione del sito minerario in chiave turistica, troppo a lungo contraddette, poi, come spesso succede alle nostre latitudini, per la maledizione della burocrazia.

Ora il futuro si chiama ET. Immaginiamo l'orgoglio del sindaco di Lula, Mario Calia, che in quella miniera ha lavorato, prima di sgolarsi alla Regione - con questo o quel partito - per valorizzare Sos Enattos oltre il weekend di Autunno in Bargabia. Pensiamo alla soddisfazione di Diego Asproni, l'artista di Bitti che ha realizzato le sculture di quello che ci piace definire un presepe: anche lui, come il padre, lavorò nelle viscere del Mont'Albo.

Che bello sarebbe: la Sardegna e Lula al centro del mondo. Chissà in quanti potrebbero conoscere anche il segreto delle prioresse di Sas Animas. Sulle vie di Sardegna Verde ho avuto la fortuna di scoprirlo qualche anno fa grazie al racconto appassionato di Tzia Maria. Sì e no a inizio Ottocento, quattro fratelli fecero un voto per un quinto congiunto malato: se fosse guarito, tutti gli anni, per sas animas (la festa dei morti), avrebbero distribuito “sos maccarronis de erittu” (pasta fatta a mano e attorcigliata attorno a un ferro da maglia, “su ferrittu”) a tutto il paese. Da allora sono le prioresse, con un'eredità che passa di madre in figlia, a portare avanti la tradizione, lavorando senza sosta dal 21 al 28 ottobre.

Prima che l'attività estrattiva si fermasse, sos maccarrones arrivavano anche nella mensa dei minatori. Sì, proprio laggiù, sotto il Mont'Albo. Dove oggi, alzando lo sguardo, si può intravedere ET. La cometa di Lula.

EMANUELE DESSÌ
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