D i Francesco cavalca un progetto. Con una coerenza maniacale, gli occhi dello scienziato di “Ritorno al futuro” e la pazienza zen di chi sa che quella è la strada giusta.

Perché è stato bellissimo vedere un ragazzo poco più che adolescente come Tripaldelli aggredire dal primo istante un panterone di lungo corso come Cuadrado. Uno cresciuto nell'Independiente di Medellín, per capirci, passato per i salotti buoni di Fulham Road. Il cuore di Tripaldelli ha provato a superare l'ostacolo, il problema è che quello davanti era Cuadrado. Lo utilizzano da terzino ma in qualsiasi altra squadra del mondo avrebbe la maglia numero dieci, o nove e mezzo.

Coerenza, attaccamento al percorso, cuore rossoblù, ma il colosso bianconero resta un colosso anche se cambiano le facce, i moduli e le righe sulle maglie. Impietoso il secondo tempo di Juventus-Cagliari, a proposito di progetti. Da una parte scegli dal mazzo Dybala e Chiesa, cento milioni se ti bastano, dall'altra proponi Caligara e Carboni, o magari te la giochi con Sottil mentre l'altro, impassibile, sceglie il laterale sinistro del Brasile, si chiama Alex Sandro.

Il fascino della Serie A è questo, nel crudo confronto fra due club che hanno una cassaforte dalle dimensioni differenti ma che giocano lo stesso calcio, nello stesso campionato, e tu - con gli occhi dello scienziato pazzo e quell'attaccamento al piano-partita - hai il bellissimo coraggio di provarci. E di sussurrare, in sala stampa, mezzo congelato, che «siamo stati timidi, abbiamo smesso di crederci troppo presto».

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