“ E be', ite novas in Biden?”: è il saluto fra lo scherzoso e l'angosciato (più angosciato, in effetti) che si scambiano in questi giorni gli appassionati di elezioni americane. Sono quei maniaci che non riescono a pensare ad altro e forse neanche ci provano: se sentono che la Lombardia è zona rossa pensano che lì abbia vinto Trump (sennò sarebbe blu) e si esaltano o si deprimono a seconda dello spoglio contraddittorio dell'Arizona (notoriamente terra di sogni e di chimere, e quindi c'è poco da fidarsi).

Si incrociano, senza quasi vederli, con i tanti ossessionati dal Covid (come non capirli?) e con i tanti altri ossessionati da tante altre cose, dal calcio ai debiti. Tutto ciò ricorda il castello dove il mago Atlante infilò Ruggiero perché sfuggisse al suo destino: in quei saloni arcigni i cavalieri imprigionati si fissavano senza riconoscersi e ciascuno vedeva nell'altro i propri incubi e le proprie ossessioni, appunto. Sarebbe una gran metafora della nostra vita sociale 2020 ma soprattutto di quella sui social, dove gli algoritmi ci propongono sempre quel genere di facce, di pensieri, di complotti e di certezze che amplificano il nostro modo di pensare. Amplificano, soprattutto, le nostre paure e la voglia di urlare di rabbia contro un nemico prêt-à-porter. Se Ariosto questa roba non l'avesse scritta cinquecento anni fa ci sarebbe da mettergli un like.

CELESTINO TABASSO
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