D obbiamo resuscitare il latino. Non per sostituirlo all'italiano sempre e ovunque, ma a un solo scopo: farlo diventare la lingua ufficiale della classe politica italiana. Il perché lo spiega bene Giovanni Guareschi in una delle sue intemerate di quasi sessant'anni fa. «Il latino - scrisse - è una lingua precisa, essenziale. Verrà abbandonata […] perché gli uomini nuovi non saranno più adeguati ad essa. Quando inizierà l'era dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come quella latina non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un discorso pubblico sfruttando un frasario approssimativo, elusivo e di gradevole effetto “sonoro”; potrà parlare per un'ora senza dire niente. Cosa impossibile col latino». Ecco, l'era dei demagoghi e dei ciarlatani è arrivata. La stiamo vivendo. Guareschi ha descritto, allora per ora, i politici di oggi, massimamente quelli che ci governano; ma anche gli altri, in gran parte, non sono sostanzialmente diversi. Ci subissano di diluvi di parole senza sostanza né costrutto. Fumisterie. Le loro decisioni ondivaghe fanno irritare la gente, assomigliano a scherzi e burle per sbalordire il pubblico. Se fossero costretti a esprimersi in latino i Cetto La Qualunque che siedono in parlamento non parlerebbero più. Un gran ristoro per le nostre orecchie.

TACITUS
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