A Giuseppe Conte “se lavora gli tirano le pietre, non fa niente e gli tirano le pietre”, qualunque cosa faccia sempre pietre in faccia prenderà. Come la canzone sanremese di Antoine. I Dpcm (Decreti del presidente del Consiglio dei ministri o, anche, decreti prolissi confusi &pasticciati) richiamano la lapidazione. Quantità e qualità vanno sicuramente verificate ma che anche la virgola dimenticata nella Montblanc presidenziale scateni frizzi e lazzi, non aiuta. Conte ordina la chiusura dei bar a mezzanotte senza però precisare l'orario di apertura e quelli a sfottò riaprono mezz'ora dopo. Fate i furbi? Molto bene, e mo' vi sistemo per le feste. Altro decreto, chiusura a mezzanotte e riapertura alle cinque del mattino. Tiè, ciapa e porta a casa. I sindaci accusano Conte di aver scaricato la decisione di chiudere le strade della movida. Ma come, prima chiedevano più poteri e adesso che Roma qualcosa molla si lamentano? Ingrati. Gira voce che gli operatori ecologici, i camionisti, le signore delle pulizie, gli infermieri e tutti i notturni per lavoro siano pronti alla lotta per il diritto al cappuccino e cornetto delle quattro. Protestano i pallonari a undici e quelli a cinque, i ristoratori per i tavoli a sei. Presidente si consoli, neppure l'Onnipotente è mai riuscito a mettere tutti d'accordo.

ANTONIO MASALA
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