F rugando fra i miei quattro libri in cerca di ristoro mi sono imbattuto nell'opera omnia di Pirandello. Ne ho scorso l'indice dei titoli che, letti in serie, mi sono sembrati la metafora dell'oggi politico in Italia. E li ho abbinati alla sequenza temporale delle ultime vicende. Maggio 2018, elezioni: non c'è un partito vincitore, comincia “Il giuoco delle parti”. Consultazioni a vuoto. Non c'è chi abbia “La patente” per guidare un governo. Mattarella deve scegliere con urgenza fra “Uno, nessuno, centomila”. Sceglie Nessuno. “Ma non è una cosa seria” commentano i cittadini increduli. “Così è (se vi pare)”, risponde il Quirinale. “Sogno, ma forse no”. No, è tutto vero. Da Palazzo Chigi Nessuno puntualizza: da “Questa sera si recita a soggetto”. Così, trovati per la strada “Sei personaggi in cerca d'autore”, li piazza a capo dei ministeri più importanti: Esteri, Interno, Economia, Sviluppo, Salute, Istruzione. E, per non assumersi troppe responsabilità, ordina: “Ciascuno a modo suo”. A suggello, ecco “L'imbecille”, commedia in un atto: è lo spaccato dell'Italia “in un quadro convulso e paradossale dell'animosa faziosità politica, che rivela la viltà dell'inganno e il rovesciamento del senso della realtà”. Satira politica grottesca e di triste ironia. Un Caffè scorretto di Luigi Pirandello.

TACITUS
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