Q uanto una gonna deve essere mini per essere minigonna? Una domanda che potrebbe fare azzuffare filosofi e teologi, moralisti e libertini. Il dibattito è vecchio di quasi sessant'anni, da quando la stilista londinese Mary Quant risparmiando sulla stoffa colpì a morte il maschilismo dei padri e indicò una nuova via di libertà alle figlie. I giovani maschi si lasciarono crescere i capelli, le ragazze accorciarono le loro gonne: sullo sfondo la musica dei Beatles. Il trasgressivo capo d'abbigliamento diventò uno dei simboli della ribellione giovanile, uno degli squilli che annunciarono la rivoluzione del Sessantotto. A nulla valsero i richiami alla morale e al pudore violati. La risposta fu un'ulteriore riduzione di quel pezzetto di stoffa: una gonna ad alzo zero, maliziosamente inguinale. I benpensanti invocarono l'intervento della buoncostume, i giovani risposero con sberleffi. Oggi rigurgiti censori vengono dalla scuola. Si può stare in classe indossando la minigonna? No dice una vicepreside: «ai prof casca l'occhio». Dove? Dipende: è una questione di centimetri. Un brillante oratore esordì così: «Il mio discorso sul metodo cartesiano sarà come una minigonna, che se troppo lunga non intriga e se troppo corta distrae e svia l'attenzione». Insomma, in medio stat mini palla. Cioè, la gonnella.

TACITUS
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