M entre i primi accertamenti confermano quel che tutti sapevamo da tempo («Il Pd è di sinistra, ma asintomatico») si aspettano gli esiti dei test specifici sulle condizioni sanitarie.

Il quadro generale però non rassicura. Il primo segnale inquietante è l'anosmia: è normale che un partito accetti il detestato taglio dei parlamentari senza aver ottenuto le riforme che chiedeva in cambio e ora, arrivati al referendum, non senta neanche un vago aroma di fregatura?

Poi ci sono gli sbalzi di temperatura. Certo, non è più il febbrone da cavallo che indusse il paziente a credere (e sostenere restando serio) che abolire l'articolo 18 fosse una cosa di sinistra. Resta però una febbricola sfinente che induce un giorno sì e l'altro pure a mettere in discussione l'attuale leadership (scusate la parola grossa, è giusto per capirci) secondo le migliori tradizioni autoimmuni del progressismo italiano. Infine allarmano le frequentazioni con personaggi vicini al focolaio di Arcore, dagli abbracci con Verdini di qualche tempo fa alle intese all'europea con la “opposizione responsabile” (ci sarebbe pure il guaio del superdiffusore Zingaretti, che parla con la lisca e ogni volta che dice «Ragazzi, direzione al Nazareno» sputacchia tutti, ma almeno quel problema con le videoconferenze pare risolto).

CELESTINO TABASSO
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