C iò che la politica italiana sa fare bene è la concessione di bonus di varia natura, sempre giustificata da emergenze contingenti, ma in realtà finalizzata all'acquisizione, coi soldi pubblici, del consenso elettorale. Per citare i provvedimenti più importanti dell'ultimo decennio, basti ricordare l'eliminazione dell'Imu sulla prima casa del governo Berlusconi, seguita dal bonus di 80 euro del governo Renzi, cui ha fatto seguito la duplicazione dei bonus del governo giallo-verde fatta per assecondare la propaganda elettorale riconducibile ai due partiti alleati-antagonisti: il reddito di cittadinanza promesso dai 5Stelle e Quota 100 rivendicata dalla Lega.

Al richiamo della politica dei bonus non è rimasto esente neanche l'attuale governo, favorito nel perseguire l'obiettivo dall'indubbio successo ottenuto a Bruxelles col Recovery Fund e dalla sospensione dei vincoli di bilancio europei, che hanno già consentito il finanziamento in deficit di due decreti anticrisi per l'importo complessivo di 75 miliardi di euro.

Ora, la nuova idea da inserire nel terzo decreto anticrisi in corso di apprestamento a Palazzo Chigi, anch'esso da finanziare in deficit per ulteriori 25 miliardi, è quella di introdurre un nuovo bonus per il sostegno alla ripresa dei consumi, che sono letteralmente crollati nella fase più acuta della pandemia. Il bonus verrebbe concesso sotto forma di sconto basato sulla tracciabilità delle spese effettuate con carta di credito o bancomat. (...)

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