I l nuovo ponte di Genova, costruito sulle macerie di quello crollato e sul sangue di 43 persone, ha catalizzato l'attenzione di tutto il Paese. L'archistar Renzo Piano, che ha regalato il disegno della struttura, l'ha definito «il più bel cantiere della mia vita». Il presidente Mattarella ha ricordato che comunque «la ferita resta aperta». Numerosi i moti “d'orgoglio italiano” per essere riusciti a ricostruire in poco meno di due anni la struttura. Dovrebbe essere la normalità ma è un fatto eccezionale per un Paese come l'Italia che dopo 53 anni (l'inaugurazione del primo tratto è del 1967) non è ancora riuscito a completare la Salerno-Reggio Calabria. Comunque, godiamoci per una volta la capacità di realizzare un'opera pubblica in tempi decenti (e sorvoliamo sul fatto che a gestirla ci sarà in parte ancora Atlantis, ovvero la stessa società sotto inchiesta per il crollo). Ma fra tutte le dichiarazioni mi ha colpito quella di Maurizio Michelini, responsabile dell'appalto: «Per ricostruire nel più breve tempo possibile il ponte di Genova abbiamo disapplicato la normativa». In pratica, sono state violate alcune leggi per aggirare i bizantinismi della nostra burocrazia. Altrimenti sarebbe stata un'altra Salerno-Reggio Calabria.

IVAN PAONE
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