L 'approccio giusto. La capacità di non sbandare, alla prima onda di un certo peso. Siamo all'abc di un professionismo estremo, quello che richiede il calcio di vertice. La Serie A si divide in due: ci sono le squadre che stanno “sul pezzo” dal primo al 95°, poi ci sono le altre. All'esordio, abbiamo ritrovato il Cagliari pre-Covid, un gruppo al quale piace rincorrere, con tutti i rischi del caso. Soprattutto dopo aver preso schiaffi, o spallate, fate voi. Ci sono voluti più o meno tre mesi per arrivare a una prestazione sconcertante come quella di Verona, almeno per 45 minuti: l'aggettivo riassume turbamento e perplessità, tutto torna. Avevamo parlato di calcio più leggero, di uno sport che avrebbe limato gli spigoli dell'aggressività, della polemica ruvida e gratuita dopo la grande emergenza sanitaria, ma in fatto di morbidezza il Cagliari ha esagerato, con quei cinque difensori appresso a Verre, che riesce comunque a servire un buon pallone a Di Carmine, autore del gol della vita. Ferita tattica da curare subito, un segnale chiaro, se magari non fosse servito il primo gol (nessuno contrasta il cross), il successivo cazzotto di Lazovic sulla traversa e i due tentativi a seguire (difesa allo sbando). Sembrava un flipper, il Bentegodi, ma la pallina ce l'avevano sempre loro.

Troppo facile parlare di Zenga, ma è la squadra (espulsione e atteggiamento compresi) che ha precise responsabilità. Questo è un altro campionato, dove ci saranno sorprese e che dura molto meno di un torneo normale.

Sembrano playoff, ma più lunghi, quindi con una insidiosa serie di trappole. Il Cagliari ieri si è svegliato a meno sette dall'Europa e a meno sette dalla Serie B, la classica terra di mezzo dove tutto, a proposito di trappole, è ancora possibile. A Ferrara, domani sera, capiremo che tipo di campionato si intende fare. E se il volto stupefatto di Zenga, a fine partita, ha saputo trasferire quel disagio e quella delusione sui ragazzi: qualcuno passeggiava, in fase di rimonta, altri (lo ha raccontato Zenga a fine gara in diretta su Dazn) se ne dicevano quattro. Mentre Juric, con la sua squadra in vantaggio per 2-0, continuava a gridare “sul pezzo, sul pezzo”. A proposito di approccio.

Contro la Spal - secondo trappolone per i Zenga boys - torna Joao Pedro. Uomo-squadra, bomber e trascinatore. Basterà?

ENRICO PILIA
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